Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan (foto LaPresse)

Erdogan minaccia un referendum sull'adesione all'Ue e attacca Schulz: "Non sei nessuno"

Enrico Cicchetti

A far aumentare la tensione la proposta dell'Europa di sospendere il negoziato con la Turchia, per protesta contro la carcerazione di nove parlamentari del partito filocurdo Hdp. Venerdì la chiusura per decreto di 370 associazioni.

Ankara potrebbe indire un referendum sul proseguimento dei negoziati d'adesione all'Unione europea, ha spiegato lunedì il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha ripetuto anche il suo ultimatum a Bruxelles, proprio nel giorno in cui i ministri degli Esteri dell'Unione Europea si riuniscono per parlare principalmente di Turchia.

 

L’Ue deve "decidersi" sull'adesione o meno di Ankara e deve farlo in tempi rapidi. "Aspetteremo massimo fino alla fine dell'anno, poi sarà il popolo a scegliere se vuole aspettare ancora per entrare in Europa". Un avvertimento lanciato alle istituzioni europee, verso le quali il presidente turco ha ribadito il proprio fastidio per i tentennamenti e l'ambiguità mostrata negli ultimi mesi da Bruxelles.

 

A far aumentare la tensione la minaccia dell'Europa di sospendere il negoziato, per protesta contro la carcerazione di nove parlamentari del partito filocurdo Hdp. "All'improvviso minacciano di fermare la trattativa, non si rendono conto che sono già in ritardo, anzi li invito a prendere una decisione immediatamente”. In un discorso trasmesso dall'emittente televisiva nazionale, Erdogan ha ricordato come “anche il Regno Unito si è rivolto al popolo”, riferendosi al referendum sulla Brexit.

 

Dopo aver respinto le critiche ricevute dal presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, dopo l'arresto dei parlamentari filocurdi di Hdp, avvenuto a inizio novembre, Erdogan ha aggiunto che chiederà la reintroduzione della pena di morte. Un'iniziativa che potrebbe seppellire per sempre qualsiasi prospettiva di Ankara di entrare fra gli stati membri. L’ipotesi sul reinserimento della pena capitale era stata sottoposta al Parlamento dai sostenitori del partito di governo dell'Akp, subito dopo il fallito colpo di stato del 15 luglio scorso, e in seguito alla proclamazione dello stato d'emergenza nel paese, tuttora in vigore. Col rafforzamento dei poteri delle forze di polizia sono state arrestate migliaia di persone accusate di collusione con il predicatore islamico Fethullah Gülen, ritenuto l'ispiratore del golpe e con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), considerato da Ankara gruppo terroristico.

 

Erdogan ha risposto duramente a Schulz. "Chi è costui? Il presidente di un Parlamento che non sa di rappresentare un'istituzione da cui attendiamo una risposta da 53 anni”. In un'intervista il presidente dell'Europarlamento aveva criticato duramente gli arresti di parlamentari e giornalisti e le epurazioni ordinate dal governo di Ankara. Anche il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, ha criticato Schulz di difendere i terroristi del Pkk. “Ci sono state per caso dichiarazioni di Schulz o di altri che la pensano come lui dopo che il nostro governo é stato colpito?", ha detto Cavusoglu nel corso di una conferenza stampa con l'omologo cinese, Wang Yi. Gli arresti indiscriminati, aveva detto Schulz, "inviano un segnale agghiacciante sullo stato del pluralismo nella politica turca. Selahattin Demirtas, Figen Yuksekdag e i deputati del Partito democratico dei popoli (Hdp) sono i legittimi, democratici rappresentanti della società turca. L'Hdp è il terzo raggruppamento della Grande assemblea nazionale turca", ha ricordato il tedesco.

 

Vediamo "le difficoltà che si accavallano nelle ultime settimane, ma non saremo noi a chiudere le porte" alla Turchia, ha detto a Bruxelles il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, a margine del Consiglio Affari esteri dell'Ue. Il titolare della Farnesina ha osservato che "la Turchia conosce le regole del percorso di dialogo con l'Unione europea" e che, "conoscendole, valuterà. Da parte nostra, come Italia - ha sottolineato Gentiloni - c'è sempre stata l'apertura al percorso europeo della Turchia”. Sull'ipotesi di un referendum rilanciata da Erdogan, Gentiloni ha commentato che "di solito si fanno i referendum per uscire, è curioso. C'è l'accordo di marzo sui migranti che tutto sommato, anche se può essere migliorato, tiene nel Mare Egeo". L'Unione europea "ha preso alcuni impegni collegati all'evoluzione della situazione politica turca - ha ricordato ancora Gentiloni - il meccanismo europeo di concessione dei visti è collegato a una serie numerosa di condizioni, ma quando si sentono discorsi sula reintroduzione della pena di  morte e si vedono operazioni come l'arresto dei leader dell'opposizione parlamentare, ci si domanda se in queste condizioni potranno essere rispettate o meno".

 

Il 31 ottobre scorso le istituzioni europee si erano schierate contro l’arresto del direttore e dei giornalisti del quotidiano d’opposizione Cumhuriyet, che lunedì ha anche dato la notizia del fermo di Levent Piskin, avvocato che si batte per il rispetto dei diritti umani nel paese e che aveva incontrato in carcere Demirtas la scorsa settimana.

 

Nel mirino del governo turco è finita venerdì scorso anche la Contemporary Lawyers' Association (Chd), un'organizzazione di assistenza legale che raccoglie denunce di torture, spesso critica nei confronti del governo. "Hanno svolto un ruolo molto importante per la tutela dei diritti dei detenuti", ha commentato Emma Sinclair-Webb, ricercatrice e direttrice della sezione turca di Human Rights Watch.

 



 

Tra le organizzazioni chiuse, almeno temporaneamente, ce ne è anche una impegnata nell'assistenza umanitaria a favore delle aree curde nel nord della Siria, colpite dal conflitto. "Chiunque non piaccia al governo viene collegato al terrorismo", ha scritto la ricercatrice. Almeno 190 delle 370 associazioni a cui venerdì è stata imposta la chiusura dal ministero degli Interni, sono accusate di legami con il Pkk, mentre altre 153 avrebbero a che fare con Gülen.