I reali di Danimarca. A destra, la regina Margarethe II (foto LaPresse)

L'appello della regina danese: "I migranti accettino i valori dell'occidente"

Luca Gambardella

La sovrana Margaretha II risponde a re Harold di Norvegia sull'accoglienza dei richedenti asilo: "Risiedere nel nostro paese non basta a ottenere la cittadinanza".

"Non è detto che se permetti a tutti di entrare in Danimarca, e che se poi costoro fanno dei figli in Danimarca, allora i loro bambini saranno danesi. Questo significa banalizzare il dibattito ed è un insulto a quelle generazioni che hanno edificato questo paese". Le parole, pronunciate il mese scorso da Martin Henriksen del Partito popolare danese durante una trasmissione televisiva, erano rivolte a un altro cittadino danese, Jens Philip Yazsani, un 18enne di madre danese e padre iraniano che partecipava al talk show. "Se vivi qui e ti senti danese, allora sei ovviamente danese", ha replicato Yaszani. "Penso in realtà che questo sia l'unico criterio", ha aggiunto: "Sentirsi danesi nello spirito". Lo scambio di battute andato in onda sul canale TV2 ha inaugurato un grande dibattito nel paese a proposito della rigida politica migratoria adottata dal governo e sul tema dell'integrazione.

 

Su questo dibattito ora è intervenuta anche la regina, Margarethe II. "Pensavamo che se passeggiavi per le strade di Copenaghen, bevevi acqua pubblica o salivi su un mezzo pubblico, allora saresti presto diventato cittadino danese", ha scritto la sovrana 76enne in un libro appena uscito. "Per noi era ovvio, e quindi pensavamo che lo fosse anche per coloro che si erano trasferiti qui per vivere. Non lo era". Nel volume scritto dalla regina insieme col giornalista Thomas Larsen, si legge che diventare danese "non è una legge naturale" e – in un passaggio che i media hanno interpretato come un chiaro messaggio rivolto ai migranti di fede musulmana – occorre preservare i valori democratici e della parità di genere propri della cultura nazionale danese. Per questo, spiega Margaretha, serve una presa di coscienza collettiva per non abdicare ai propri valori di libertà e democrazia: "Se non riesci a chiarire da che parte stai, è difficile spiegarlo agli altri. C'è bisogno di lavorare su questo e ogni tanto di piantare per bene i piedi per terra e dire: 'Hey, non farlo'".

 

Le parole della sovrana, una figura molto amata dal popolo danese, hanno alimentato il confronto tra favorevoli e contrari all'accoglienza dei migranti nel paese che, col passare dei mesi, ha adottato una politica migratoria più stringente. Secondo Eurostat i richiedenti asilo accolti da Copenaghen da ottobre 2015 a oggi sono stati 16 mila. Il governo ha via via ridimensionato il numero dei migranti ospitati irrigidendo i controlli alle frontiere, fino alla legge controversa approvata lo scorso luglio che prevede la confisca degli oggetti di valore dei profughi per contribuire alle spese sostenute dallo stato al fine di garantire l'accoglienza.

 

La cittadinanza non va svenduta, secondo le autorità di Copenaghen, ed è per questo che il test cui i richiedenti asilo devono sottoporsi per ottenerla è uno dei più difficili da superare in Europa. Il ministero dell'Immigrazione lo ha reso da pochi mesi ancora più accurato rispetto al precedente, giudicato troppo semplice. Per diventare danesi occorre rispondere correttamente a 32 domande su 40 ma, da giugno a oggi, le prove di due terzi dei candidati (il 68,8 per cento) sono state bocciate. "Diventare cittadino danese deve essere difficile, perché essere cittadino danese è speciale", ha commentato il ministro per l'Immigrazione Inger Støjberg.

 



 

In un'intervista al settimanale tedesco Spiegel, la regina Margaretha aveva commentato il discorso rivolto qualche settimana prima dal sovrano norvegese, re Herald, in cui si celebrava l'accoglienza dei migranti: "I norvegesi vengono dal nord, dal centro, dal sud e da tutte le altre regioni. I norvegesi sono anche immigrati provenienti da Afganistan, Pakistan, Polonia, Svezia, Somalia, Siria. I norvegesi credono in Dio, in Allah, in tutto e in niente", aveva detto re Harold in un discorso che ha fatto il giro del mondo diventando il nuovo slogan dell'accoglienza. "Non direi che il nostro è un paese multiculturale", ha commentato la sovrana danese. "Molte persone che vivono qui hanno radici, esperienze e religioni diverse, molto più di quanto accadesse 30 anni fa". "Vale anche per la religione", ha spiegato Margaretha. "Secondo la Costituzione, in quanto regina di Danimarca, sono legata alla fede luterana, ma questo non esclude che le persone di altre religioni. Al contrario, credo che il fatto di essere religiosa mi renda ancora più vicina a chiunque abbia un credo diverso dal mio. Inoltre, io rappresento i cittadini danesi nella loro interezza, come nazione".

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.