Vladimir Putin (foto LaPresse)

Putin snobba Hollande e fa capire all'Ue che non tratta sulla Siria

David Carretta
Annullata la visita a Parigi (con toni canzonatori). Allo studio nuove sanzioni, improbabili fino al voto americano.

Bruxelles. Di fronte alle esitazioni di François Hollande sull’opportunità di un faccia a faccia, in una grande metafora degli attuali rapporti di forza sulla Siria, alla fine è stato Vladimir Putin a boicottare il presidente francese. Il Cremlino ha annunciato che il presidente russo “ha deciso di annullare” la visita a Parigi del 19 ottobre, dove avrebbe dovuto inaugurare una cattedrale ortodossa. Tre giorni fa, Hollande aveva spiegato che si stava “interrogando” sull’opportunità di un incontro con Putin alla luce della situazione in Siria. L’Eliseo aveva cercato di correggere il tiro, facendo sapere che la riunione ci sarebbe stata se il presidente russo avesse accettato di discutere del conflitto.

 

Ancora martedì mattina, Hollande si diceva “pronto in qualsiasi momento”, ma a condizione di “far avanzare la pace”. La risposta è arrivata dal portavoce di Putin. Gli appuntamenti di Parigi “sono stati ritirati dall’agenda del presidente”, ha annunciato Dmitri Peskov. Putin ha “sottolineato che è disposto ad andare a Parigi quando il presidente Hollande si sentirà a suo agio”, ha spiegato il portavoce. Effetto collaterale: potrebbe saltare anche un incontro del cosiddetto “formato Normandia” tra Putin, Hollande e la cancelliera Angela Merkel per tentare di uscire dallo stallo nell’est dell’Ucraina.

 

Il “niet” di Putin a Hollande sulla Siria – il secondo in pochi giorni, dopo il veto di sabato al Consiglio di sicurezza sulla proposta francese di risoluzione per fermare i bombardamenti – è il frutto di un pasticcio dell’Eliseo, desideroso di sbandierare in pubblico l’attivismo su Aleppo, senza spingersi fino alla rottura con la Russia. Ma il “niet” ha il merito di sgomberare il campo da un equivoco coltivato in alcune cancellerie: Putin, dopo aver cambiato gli equilibri del conflitto siriano, non ha intenzione di negoziare. Semmai, la sua intransigenza mette gli europei di fronte a un bivio: lasciare definitivamente campo libero al Cremlino in Siria oppure usare l’unico strumento ancora a disposizione, quello di nuove sanzioni economiche, per cercare di costringere Putin a un negoziato.

 

Il 29 settembre, l’Alto rappresentante Federica Mogherini aveva evocato “possibili misure”. Gli ambasciatori dei ventotto a Bruxelles hanno iniziato a dibatterne seriamente “questa settimana”, spiega una fonte comunitaria. Lunedì toccherà ai ministri degli Esteri in una riunione a Lussemburgo. Ma “il momento decisivo” – dice la fonte – sarà il vertice dei capi di stato e di governo del 20 e 21 ottobre, quando i leader avranno una discussione sulla strategia complessiva nei confronti della Russia.

 

La Siria non è l’unico contenzioso. Nelle ultime settimane la Russia ha moltiplicato le provocazioni. Soltanto nei primi dieci giorni di ottobre: sospensione degli accordi con gli Stati Uniti sul plutonio e la cooperazione scientifica nucleare, affiancata alla richiesta di ritirare le truppe della Nato dall’Europa dell’est, cancellare le sanzioni sull’Ucraina e pagare indennizzi; ripetute violazioni dello spazio aereo finlandese ed estone; bombardieri russi al largo della Bretagna; missili nucleari Iskander nell’enclave di Kaliningrad, tra Polonia e Lituania. Diversi diplomatici ora escludono un allentamento delle sanzioni contro la Russia per l’intervento in Ucraina. “L’Italia farebbe bene a accontentarsi dello status quo”, avverte uno di loro.

 

Un consenso su nuove sanzioni alla Russia per Aleppo, per contro, appare impossibile. I paesi dell’est sono quasi tutti a favore. Dopo l’affronto, i diplomatici francesi sono in prima linea nel promuovere misure punitive. Ma il blocco dei paesi considerati filorussi – Italia, Grecia, Cipro, Slovacchia e Ungheria – è contrario. In un discorso in Svezia lunedì, Mogherini ha detto di voler perseguire il modello iraniano per la Siria. “Lo abbiamo visto con l’Iran lo scorso anno. E’ possibile anche nelle circostanze più difficili, anche dopo 13 anni di negoziati, trovare un piccolo spazio di terreno comune che possa essere espanso a sufficienza per trovare un accordo che soddisfi tutti”, ha detto l’Alto rappresentante. Ma, dimenticando che la Repubblica islamica ha accettato di trattare soltanto quando la sua economia è stata tagliata fuori dal resto del mondo, Mogherini non ha menzionato le sanzioni alla Russia.

 

Più che a Bruxelles, le nuove misure potrebbero essere decise a Berlino. Dentro la Cdu di Merkel si moltiplicano gli appelli a punire Putin. “Sarebbe uno scandalo se non ci fossero conseguenze e sanzioni per i più gravi crimini di guerra”, ha detto Norbert Röttgen, il presidente della commissione Esteri del Bundestag. Ma la cancelliera deve fare i conti con l’opposizione dei socialdemocratici e del ministro degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier. Per ora Merkel non si è espressa. Il suo portavoce ha detto che la cancelliera sta valutando “tutte le opzioni possibili”. A Bruxelles scommettono che attenderà l’esito delle presidenziali americane. E con lei il resto dell’Ue, pure se Aleppo sarà nel frattempo rasa al suolo.

Di più su questi argomenti: