Jean Claude Juncker e Kristalina Georgieva attraverso la bandiera dell'Ue (foto LaPresse)

L'Europa nello specchio dell'Onu

Redazione
Divisioni e opportunismi sulle candidature alle Nazioni unite. Il caso Georgieva.

L’Unione europea potrebbe avere una candidata forte per la successione di Ban Ki-moon come segretario generale delle Nazioni Unite e invece ancora una volta sta dando prova delle sue divisioni sulla scena internazionale. La bulgara Kristalina Georgieva, attuale vicepresidente della Commissione, questa settimana sta conducendo una campagna informale per l’Onu, ma è ancora una “non-candidata” a causa di piccoli giochi di politica interna a Sofia e delle grandi divisioni tra gli stati membri. Georgieva avrebbe il sostegno di Angela Merkel e piace agli americani per il suo profilo liberale e atlantista. E’ amata dalle ong per il lavoro fatto quando era commissaria europea agli Aiuti umanitari. Da vicepresidente si è dimostrata pragmatica e creativa per trovare i soldi da destinare a investimenti, Africa o rifugiati. E’ stata vicepresidente della Banca mondiale e rifiuta la cultura europea del declinismo e del piagnisteo.

 

Ma il premier bulgaro, Boyko Borisov, le ha preferito la direttrice generale dell’Unesco, Irina Bokova, conosciuta per le sue posizioni anti Israele e la vicinanza alla Russia. Nelle audizioni informali Bokova ha deluso, ottenendo soltanto 7 voti su 15 nell’ultima tornata di votazioni al Consiglio di sicurezza. Finora Borisov si è rifiutato di ritirare la sua candidatura per il veto di un piccolo partito comunista indispensabile alla sua maggioranza. Ma i 108 milioni di euro che Jean-Claude Juncker ha promesso al premier bulgaro per rafforzare la frontiera con la Turchia potrebbero convincerlo a cambiare idea. Rimane l’ostacolo degli altri cinque candidati europei: il portoghese António Guterres, lo slovacco Miroslav Lajcák, lo sloveno Danilo Türk, il serbo Vuk Jeremiç e il macedone Srgjan Kerim. I balcanici ripongono le loro magre speranze nella consuetudine della rotazione geografica dell’Onu che, dopo un asiatico, vuole una personalità del blocco “Europa dell’est”. La Francia insiste su Guterres più perché è socialista e francofono che per i meriti dimostrati alla testa dell’Unhcr (è stato accusato di malagestione da un audit interno all’Onu). Questo caotico affollamento riflette alla perfezione lo stato dell’Ue, in attesa di una sorpresa positiva per il dopo Ban.

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