De Mistura, Kerry, Lavrov

Serve un nuovo assetto strategico per il medio oriente

L’accordo America-Russia questa volta funzionerà o è destinato a naufragare? Esiste una chance di sbrogliare la situazione in Siria? Un manipolo di esperti ci risponde.

La soluzione della guerra civile in Siria, iniziata nel 2011, passa attraverso l’accordo fra i paesi della regione che sostengono i principali contendenti. Ovvero, l’Iran alleato del regime di Bashar el Assad e il blocco sunnita, guidato da Arabia Saudita e Turchia, alleato dei principali gruppi anti regime. Poiché la Russia è l’unica potenza non regionale presente sul terreno con proprie truppe e in grado di dialogare con efficacia su entrambi i fronti, è un tassello cruciale delle possibile intesa.

 

Da qui la conclusione sul fatto che un accordo sulla Siria potrà esserci solo in presenza di un patto sul nuovo assetto strategico dell’intero medio oriente. La necessità di eliminare lo Stato islamico e di dare una risposta alle istanze indipendentiste curde sono due ulteriori elementi di un mosaico tutto da costruire. L’esistenza di intese non pubbliche di Israele con Mosca da un lato e Riad dall’altro suggerisce quanto esteso può essere il riassetto strategico. L’occidente potrà avere voce in capitolo su tale scenario se il successore di Barack Obama, che si insedierà il 20 gennaio 2017, riuscirà a riguadagnare in fretta almeno parte della credibilità politica degli Stati Uniti. Insomma, ciò che distingue la guerra siriana è di essere decisiva nel ridefinire gli equilibri di forza di lungo termine nella regione che va da Suez al Bosforo, fino a Hormuz. E come avviene in simili casi in assenza di accordi, vi saranno conflitti più estesi.

 

Maurizio Molinari è direttore de La Stampa

 

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