L'esercito turco muove i mezzi corazzati al confine con la Siria a Karkamis (foto LaPresse)

Per uscire dalla guerra in Siria serve aumentare la pressione militare

L’accordo America-Russia questa volta funzionerà o è destinato a naufragare? Esiste una chance di sbrogliare la situazione in Siria? Un manipolo di esperti ci risponde.

L’accordo tra America e Russia ha davanti a sé molti ostacoli. E’ difficile immaginare che i diversi attori del conflitto rispetteranno il volere dei loro sostenitori stranieri. Il governo in Siria storicamente non ha seguito gli ordini di marcia dei governi stranieri e dei movimenti che hanno consentito la sua sopravvivenza. E i gruppi di opposizione armata non sono monolitici. L’accordo è profondamente inefficace. Ma se regge, può sopravvivere abbastanza da catalizzare il processo politico che potrebbe portare alla fine della guerra. Temo che sia improbabile. Assad e i suoi sostenitori sono convinti di stare vincendo. Questo accordo allunga le aspettative di sopravvivenza di Assad, aprendo le porte a una transizione da lui guidata, che difficilmente avrà un qualche effetto concreto. A meno che non ci sia un grande cambiamento nella politica occidentale – cosa che non succederà sotto la presidenza Obama, e con ogni possibilità sotto la prossima presidenza americana – Assad, la Russia, l’Iran ed Hezbollah continueranno probabilmente a perseguire le tattiche che li hanno favoriti, lavorando insieme per recuperare il controllo del governo su gran parte della costa siriana e dell’interno urbanizzato.

 

Ci sono altre opzioni in Siria, ma i rischi politici sarebbero seri e sarebbe necessario un impegno di gran lunga più elevato. Gli Stati Uniti e i loro alleati potrebbero puntare in una strategia che protegga i civili e contenga Assad. Questa strategia richiederebbe un’azione militare per porre fine al lancio di barrel bomb e gli strike indiscriminati sui civili, porre fine agli assedi ed alzare il costo per il governo nel seguire questa strategia. Uno stallo sfavorevole per il governo aumenterebbe la possibilità di aprire un negoziato politico che possa davvero chiudere la guerra. Oggi le possibilità di una risoluzione politica del conflitto sono quasi a zero, nonostante quest’ultimo accordo. La pressione da parte dell’occidente potrebbe aumentare la fattibilità di un processo politico ma – per essere chiari – non potrebbe garantire il suo successo. Un processo politico di pace richiede un’opposizione armata credibile e non jihadista. Nella traiettoria attuale, nel giro di un’altro anno potrebbe non esserci più un’opposizione nazionalista e non jihadista in Siria.

 

Thanassis Cambanis è fellow alla Century Foundation

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