La nuova rivista dello stato islamico, "Rumiyah"

La nuova rivista dello Stato islamico si chiama “Roma”

Daniele Raineri
La pubblicazione di Roma si va ad aggiungere a tutta un’altra serie di segnali minacciosi contro l’Italia che ronzano con maggiore frequenza dalle produzioni del Califfato.

Lunedì sera lo Stato islamico ha messo su Internet il primo numero della sua nuova rivista, “Rumiyah”, che in arabo è una forma desueta della parola Roma. La rivista è stata pubblicata da al Hayat, che è la casa produttrice del gruppo che si occupa delle traduzioni della propaganda in più lingue per raggiungere una audience più vasta. La rivista esce in sette lingue, tra cui inglese, russo, arabo, francese e uiguro (la lingua più diffusa tra i musulmani cinesi), in versioni che sono leggermente diverse a seconda della lingua. Rumiyah ci riguarda, perché rinnova ancora una volta un concetto caro alla propaganda baghdadista: la caduta di Roma è un obbiettivo a lungo termine del gruppo. La pubblicazione di Roma si va ad aggiungere a tutta un’altra serie di segnali minacciosi contro l’Italia che ronzano con maggiore frequenza dalle produzioni dello Stato islamico: l’inserimento di video di politici italiani come il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il premier Matteo Renzi e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni; le citazioni di Roma sempre più insistenti; le immagini di monumenti italiani come il Colosseo e la Torre di Pisa nei manifesti e nei video. Non è affatto da escludere che lo Stato islamico abbia in preparazione un attacco contro Roma e che il nome della nuova rivista sia stato scelto per suonare come una profezia riguardo un fatto che deve ancora accadere – il gruppo islamista indulge molto in questo genere di schemi grandiosi.

 

Lo Stato islamico ha altre riviste in lingue diverse dall’arabo, la più famosa è Dabiq, in inglese. Dabiq è un piccolo villaggio siriano a dieci chilometri dal confine con la Turchia che secondo la profezia sarà la scena della battaglia dell’Apocalisse tra l’esercito dell’islam e quello del demonio. Lo Stato islamico ama adattare quella profezia alla situaizone di adesso, autonominandosi come esercito dell’islam e mettendo le forze nemiche nel ruolo di armata diabolica. Oggi però Dabiq rischia di uscire presto fuori dal controllo dello Stato islamico, a causa dell’operazione  “Scudo dell’Eufrate” cominciata il 23 agosto dall’esercito turco e da alcuni gruppi armati dell’operazione siriana. “Roma”, in questo senso, permette allo Stato islamico di essere meno legato a una profezia a scadenza ravvicinata. Del resto anche nel 2006 uno dei capi storici del gruppo, l’egiziano Abu Hamza al Muhajir, credeva che la fine del mondo fosse vicina e ordinò ai suoi uomini di disperdersi in tutto l’Iraq, in attesa degli eventi –– salvo poi ricredersi e rimangiarsi gli ordini. In fondo alla rivista un hadith, un detto attribuito al profeta Maometto, ricorda che prima cadrà Costantinopoli e poi cadrà Roma – e questo allunga ancora di più i tempi. Dabiq era aperta sempre da una citazione di Abu Mussab al Zarqawi (ucciso nel giugno 2006) sulla battaglia apocalittica che si preparava nel villaggio siriano. Rumiyah invece è aperta da una citazione di Abu Hamza al Muhajir: “O monoteisti, gioite, perché grazie a Dio non riposerete dalle fatiche del jihad che sotto le fronde di olivo di Roma”.

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)