Bombardamenti in territorio siriano (foto LaPresse)

L'esercito di Ankara in Siria contro l'Isis. Ma bombardano anche i curdi

Redazione
Vasta operazione militare turca nella città di confine Jarablus. Oggi il vicepresidente americano Joe Biden incontra il presidente turco Erdogan. Prove di dialogo con Washington.

 

Forze speciali e jet turchi, supportati da aerei militari della coalizione internazionale a guida Usa, hanno lanciato questa notte un'operazione nel nord della Siria contro obiettivi dello Stato islamico. I militari turchi hanno attaccato la città di Jarabulus, lungo il confine con la Turchia: l'obiettivo, si legge in una nota diffusa dal governo di Ankara, nel giorno in cui è atteso il vicepresidente Usa Joe Biden, "è ripulire il distretto, nella provincia di Aleppo, dalla presenza di elementi dell'organizzazione terroristica Daesh".

 



 

Secondo l'agenzia di stampa ufficiale turca Anadolu, le operazioni sono iniziate alle 4 ora locale. L'obiettivo è "rafforzare la sicurezza al confine e difendere l'integrità territoriale della Siria". L'intervento, aggiunge Anadolu, è scattato "in risposta agli attacchi terroristici in territorio turco" e dopo che colpi di mortaio lanciati dal territorio siriano hanno raggiunto località turche al confine. Sabato scorso un giovanissimo kamikaze dell’Is si era fatto esplodere durante i festeggiamenti per un matrimonio curdo a Gaziantep, città turca al confine con la Siria. Nella strage hanno perso la vita più di 50 persone: il numero più alto di vittime provocate da un attentato in territorio turco nel 2016.

 

Con l’operazione militare iniziata oggi è la prima volta che aerei di Ankara colpiscono in Siria sin dal novembre 2015, quando la Turchia ha abbattuto un aereo russo al confine, e la prima incursione significativa da parte delle forze speciali turche dopo la breve operazione del febbraio 2015 – effettuata per evacuare i militari dal mausoleo di Suleyman Shah, piccola enclave turca in territorio siriano. Turchia e Stati Uniti sperano di spazzare via i jihadisti dal confine, privando lo Stato islamico di un percorso di contrabbando, che a lungo è Stato via di transito per foreign fighters e rifornimenti.

 

I militari turchi hanno fatto sapere che l'artiglieria ha colpito 63 obiettivi in circa due ore e che poi sono stati effettuati raid aerei. Fonti militari citate dal sito web del giornale turco Hurriyet riferiscono di almeno 12 obiettivi distrutti nei raid e di altri 70 distrutti dall'artiglieria. Secondo la Bbc ci sarebbero 1.500 ribelli siriani sostenuti dalla Turchia pronti a partecipare alle operazioni sul campo a Jarabulus. Ankara, che negli ultimi giorni ha bombardato anche postazioni delle milizie curde Ypg (una parte fondamentale della campagna statunitense contro lo Stato islamico) vuole impedire che i peshmerga conquistino la città. Ieri la milizia Ypg, che controlla già fasce della Siria settentrionale, ha preso il controllo quasi completo della città di Hasaka, alimentando i timori di Ankara che considera i gruppi curdi come terroristi. I curdi siriani accusano infatti la Turchia di aver bombardato postazioni dell'alleanza curdo-araba sostenuta dagli Stati Uniti in funzione anti-Is. "Le postazioni colpite erano delle Fds e si trovano nella parte nord di Manbij", ha detto all'agenzia di stampa Dpa, il funzionario curdo Idriss Nassan, dopo l'avvio dell'operazione militare in Siria.

 

Oggi è atteso in Turchia il vicepresidente Usa Joe Biden, il più alto funzionario americano a incontrare Erdogan dopo il fallito colpo di Stato del 15 luglio. Da allora, irritata per lo scarso sostegno occidentale, Ankara ha congelato i rapporti con Washington e l'Unione europea, mentre ha riaperto i canali diplomatici con la Russia, in vista di una cooperazione militare nella lotta contro lo Stato islamico, che preoccupa la Nato.