Obama all'Assemblea generale dell'Onu (foto LaPresse)

A un passo dal disarmo

Redazione
L’Amministrazione contro il “first use” nucleare. Alleati allarmati.

L’ultimo atto della politica obamiana sulla non proliferazione delle armi nucleari potrebbe essere una dichiarazione di “no first use” dell’Atomica, un modo per impedire agli Stati Uniti di usare armi nucleari in caso di attacco convenzionale da parte del nemico. Obama potrebbe annunciare la decisione entro settembre, durante la sua ultima presenza all’Assemblea generale dell’Onu. Trapelata dalle colonne del Washington Post più di un mese fa, la notizia di ieri è che Francia, Inghilterra, Giappone e Corea del sud stanno facendo pressioni sull’Amministrazione Obama per evitare di arrivare alle estreme conseguenze del discorso di Praga del 2009 – quello contro la proliferazione delle armi nucleari, uno dei capisaldi della politica estera del presidente americano.

 

Il rischio, effettivamente, esiste. Una risoluzione unilaterale da parte dell’America rischia di galvanizzare le potenze atomiche come Russia, Cina e Corea del nord, vanificando di fatto gli effetti ottenuti dalla strategia della deterrenza. Il 18 luglio scorso, durante il dibattito alla Camera dei Comuni inglese sul voto per il rinnovo del programma nucleare Trident, George Kerevan, deputato del Partito nazionalista scozzese, ha chiesto al primo ministro Theresa May: “E’ pronta ad autorizzare un bombardamento nucleare che potrebbe uccidere 100 mila uomini, donne e bambini innocenti?”. May ha risposto un secco: “Sì”. E poi: “Si chiama deterrente perché i nostri nemici devono sapere che siamo disposti a usarlo”. Se pure l’unico paese al mondo ad aver subìto un duplice attacco nucleare (un “first use”), il Giappone, ha ufficialmente domandato agli Stati Uniti di rimandare una decisione unilaterale in merito, qualcosa vorrà pur dire.