Uomini delle forze armate libiche lanciano un missile contro le postazioni dello Stato islamico (foto LaPresse)

Francesi, arabi e italiani

Dove vanno e con chi stanno le forze speciali straniere in Libia

Daniele Raineri
A Sirte dopo 10 giorni di raid americani le brigate locali conquistano il quartier generale dello Stato islamico libico

Roma. In Libia sono in corso operazioni con l’impiego di forze speciali da parte di diversi governi stranieri, con molta discrezione e, a volte, su fronti opposti. Una fonte militare locale a Sirte mostra al Foglio il giubbetto antiproiettile che indossa, “sono state le forze speciali inglesi a darmelo. Non adesso, ma durante i combattimenti ad Abu Ghrein, ci seguono da allora”, quindi da maggio, durante gli scontri per liberare la strada costiera a est di Misurata che hanno fatto da preludio all’assalto contro Sirte, cominciato poi a giugno. Ma, spiega la stessa fonte, anche se ci sono stati avvistamenti sul fronte di Sirte di militari occidentali e circolano fotografie chiare, la consegna è di non parlarne e di evitare pubblicità. Negli ultimi due giorni, proprio mentre si moltiplicano le notizie sulla presenza di piccoli contingenti di militari americani e italiani a Sirte, l’accesso al fronte per i reporter è diventato più difficile, come confermano altre fonti locali. Segno che le brigate libiche, al terzo mese di guerra contro lo Stato islamico ancora assediato dentro alcuni distretti centrali di Sirte, ora offrono un velo di discrezione in più ai militari stranieri arrivati sul campo.

 

Sebbene il premier designato di Tripoli, Fayez al Serraj, parli soltanto di “intervento aereo americano, senza truppe a terra”, i raid dei jet – mercoledì arrivati a trentuno – hanno bisogno di essere coordinati da squadre di militari americani a terra. Secondo fonti del Foglio a Sirte, ci sono consiglieri militari americani che si incontrano poco fuori città con i capi dei battaglioni fedeli al governo di Tripoli per meglio coordinare i bombardamenti (consiglieri di solito è un termine che indica i soldati stranieri presenti in una zona di guerra non per combattere ma per assistere e indirizzare i locali). Il risultato è che dopo dieci giorni di bombardamenti americani mercoledì le brigate libiche sono riuscite a prendere il quartier generale dello Stato islamico a Sirte, piazzato dentro il monumentale centro congressi Ouagadougou.

 

Secondo una fonte militare del Foglio, il contingente di forze speciali americane di stanza nell’est della Libia a luglio ha lasciato Bengasi, che è la città più importante della parte orientale del paese controllata del generale Khalifa Haftar. Washington aveva mandato consiglieri militari a entrambi i governi, quello dell’ovest (Tripoli) e quello dell’est (Tobruk e Bengasi), ma ora ha deciso di non giocare più su due tavoli, ha mollato Haftar e si concentra sull’appoggio al governo dell’ovest, di Serraj.

 

Militari inglesi e giordani sono in Libia assieme, almeno così ha sostenuto a gennaio re Abdallah di Giordania in un incontro a porte chiuse con alcuni politici del Congresso americano (la notizia è poi trapelata a fine marzo). Anche loro, si ritiene sebbene senza conferme ufficiali, sostengono militarmente il governo di Tripoli.

 

I francesi invece non operano nell’ovest, ma hanno in corso un’operazione di appoggio a favore del rivale di Tripoli, il generale Haftar. Le squadre militari, di cui si parla fin dal febbraio scorso, hanno lasciato il campo ma ci sono ancora gli uomini della Dgse, l’intelligence esterna – e Parigi lo ha ammesso dopo che un elicottero di Haftar è stato abbattuto con tre agenti francesi a bordo, a luglio.

 

Secondo una pubblicazione specializzata e vicina ai servizi francesi, Intelligence online, gli agenti della Dgse lavorano in Libia in stretto coordinamento con gli Emirati Arabi Uniti e c’è stata una serie di incontri ad Abu Dhabi, propiziata anche dall’ambasciatore libico negli Emirati, Aref Ali Nayed. C’è anche un terzo partner, l’Egitto, che appoggia Haftar dal punto di vista politico e anche da quello finanziario. E’ da notare che Emirati e francesi sono detestati dalle forze di Misurata, che in questo momento sono quelle che ricevono l’appoggio di americani e italiani a Sirte. E’ il problema della spaccatura libica che verrà.

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)