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Guerra (civile) tra gli imam francesi su islam e stragi jihadiste

Matteo Matzuzzi
Il rettore della moschea di Drancy, Hocine Drouiche, contro il Consiglio del culto. "Abbiamo bisogno di un islam europeo e di uomini coraggiosi per provare che è innocente".

Roma. A quattro giorni di distanza dalla strage di Nizza, la spaccatura nella comunità musulmana francese si fa più profonda. La Conferenza degli imam presieduta da Hassen Chalghoumi (rettore della moschea di Drancy, immensa banlieue parigina non distante da Saint Denis) ha deciso di rompere ogni rapporto con il Consiglio francese del culto musulmano, organo ufficiale riconosciuto dalla République che ha voce in capitolo sull’edificazione di nuove moschee, sull’allestimento di mercati halal e che – soprattutto – è il primo interlocutore del governo su tutto ciò che abbia a che fare con la religione islamica sul suolo francese. L’accusa mossa dalla Conferenza degli imam al Consiglio del culto musulmano – il cui primo presidente è stato Dalil Boubakeur, passato alle cronache per essersi opposto alla visita in Francia di Salman Rushdie nel 1996 e, più recentemente, per aver proposto di convertire in moschee le chiese senza più fedeli a frequentarle, scatenando l’ira di diversi vescovi cattolici transalpini – è di non aver fatto nulla per prendere le distanze da chi, in nome dell’islam, s’è dato alla mattanza dell’occidentale infedele.

 

Hocine Drouiche, imam di Nîmes e vicepresidente della Conferenza – che ha ritirato le dimissioni annunciate venerdì in cambio della rottura delle relazioni con l’organismo islamico ufficiale – nel suo tour compiuto nel fine settimana tra Nizza e Tolone ha parlato del “disgusto di tanti cittadini musulmani, praticanti e non praticanti, davanti all’immobilità e alla non reazione di questi (gli imam del Consiglio del culto, ndr) che danno l’impressione di chiara incompetenza e totale incoscienza circa la gravità della situazione”. E questo, aggiunge Drouiche, “nonostante tutti i mezzi che lo stato offre loro ogni anno”. Venerdì, con le vittime ancora stese sulla Promenade des Anglais, l’imam di Nîmes aveva chiesto ancora una volta che i responsabili musulmani francesi prendesso atto di quanto accaduto, parlando della strage nei sermoni del venerdì, accettando di intraprendere un percorso di autocritica e ammettendo che il problema fondamentale s’annida nell’interpretazione che viene data ai testi islamici, nelle moschee e nelle scuole coraniche.

 

Messaggio non recepito. anzi. Dalle parti del Consiglio del culto musulmano sono piovute critiche ai referenti del fronte opposto, con l’accusa di “non rappresentare nessuno a parte loro stessi” e di essere solo alla ricerca di visibilità criticando l’islam con la scusa della scia terroristica che sta insanguinando il paese.

 

L’imam di Nizza, Tawfik Bouhlel (solo omonimo dell’attentatore che a bordo di un tir ha causato la morte di 84 persone e il ferimento di altre decine) ha subito detto che il massacro dello scorso 14 luglio “non ha nulla a che fare con l’islam. Questo uomo (l’attentatore, ndr) non rappresenta l’islam. Temo che ci siano fanatici ovunque, in ogni quartiere. Possiamo sconfiggerli solo stando insieme”. Una linea, quella di dire che l’elemento islamico nulla c’entra con la macelleria nizzarda o la fusillade al Bataclan, che rappresenta l’opposto di quanto la Conferenza degli imam va dicendo da tempo. Proprio in una conversazione con il Foglio, Hassen Chalghoumi – sulla cui testa pende una fatwa dello stato islamico da quando condannò la strage nella redazione parigina del settimanale Charlie Hebdo (“sei poliziotti vegliano su di me e la mia famiglia ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette”) – disse qualche mese fa che “l’ascesa dell’islam politico è un enorme pericolo, qualunque forma esso assuma”.

 

Anche per questo, oltre che per il dialogo intrapreso con la comunità ebraica francese e le visite a Gerusalemme (Yad Vashem compreso), è stato in modo sprezzante definito “l’imam degli ebrei” dai più ostili correligionari della banlieue dove abita e lavora. Una posizione condivisa dal suo vice: “Il jihadismo vuole rompere la fiducia tra l’islam e l’occidente. Dobbiamo correggere i nostri errori, che hanno portato all’estremismo”, ha detto Drouiche all’indomani dell’attentato di Nizza. “Non possiamo accettare l’importazione di un islam dai paesi arabi. Abbiamo bisogno di un islam europeo. Vivere un islam al modo dei sauditi, dei marocchini o degli afghani non potrà che creare conflitti nella nostra società francese”. L’islam, aggiungeva, “è innocente, ma necessita di uomini coraggiosi per provare ciò. Perché oggi è molto difficile distinguere l’islam inteso come religione dall’islamismo considerato alla stregua d’una ideologia”.

 

(Aggiornamento delle ore 16.00 del 19 luglio) Sentito dal Foglio, l'imam Drouiche conferma la rottura con il Consiglio del culto musulmano: "Abbiamo un grande problema con i responsabili dell'islam in Francia. Essi stanno fomentando una guerra civile in Francia e in Europa".

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.