Il presidente francese Francois Hollande ieri, durante la parata del 14 luglio (foto LaPresse)

La Francia si riscopre debole e parla apertamente di "terrorismo islamista"

Mauro Zanon
La Francia è entrata in quella che Pascal Bruckner, intellettuale e filosofo, ha definito la "routine dell'abominevole", quello di Nizza è soltanto un nuovo episodio della guerra che l'islam radicale ha dichiarato all'occidente, anche se alcuni si ostinano a individuare altri nemici.

Parigi. "Tutta la Francia è minacciata dal terrorismo islamista (...) Dobbiamo fare di tutto per lottare contro il flagello del terrorismo". Per la prima volta, il presidente della Repubblica francese, François Hollande, ha nominato chiaramente il nemico che ieri sera, sulla Promenade des Anglais, ha strappato la vita ad almeno 84 persone innocenti: il terrorismo islamista, non un terrorismo qualsiasi. Stanotte, poco prima delle 4.00, durante la conferenza stampa che ha fatto seguito alla riunione d'emergenza dell'unità di crisi a Place Beauvau, sede del ministero dell'Interno, il capo di stato ha messo quell'aggettivo che aveva fatto fatica a impiegare dopo Charlie Hebdo, il Bataclan, Magnanville e tutti i precedenti attacchi. E lo ha fatto perché non ci si può più nascondere dinanzi a una minaccia islamista che in Francia sta assumendo proporzioni spaventose, che ha mostrato di essere in grado di colpire come e quando vuole, anche nel giorno della grandeur ostentata e della celebrazione delle liberté, nel cuore della fierezza e dell'orgoglio francese, il 14 luglio 1789 data storica della presa di Bastiglia, che tre secoli dopo diventa "nuit d'horreur" e d'"humiliation nationale".

 

"Sarà prolungato di tre mesi lo stato d'emergenza", ha dichiarato Hollande, rivedendo l'annuncio fatto poche ore prima durante il rituale discorso del 14 luglio, quando si era spinto ad affermare che "l'état d'urgence" sarebbe terminato il prossimo 26 luglio. E si è visto costretto a "fare appello alla riserva operativa", costituita da ex militari e gendarmi, "in particolare per il controllo delle frontiere", per dare supporto ai diecimila soldati del dispositivo "Sentinelle", operazione lanciata lo scorso anno dopo la strage di Charlie Hebdo e dell'Hyper Cacher nel quadro della lotta antiterroristica. In chiusura del suo discorso, il presidente francese ha aggiunto che "nulla ci farà arretrare nella nostra volontà di lottare contro il terrorismo e rafforzeremo le nostre azioni in Siria e in Iraq", promettendo di "colpire nei loro covi quelli che ci attaccano sul nostro suolo".

 

Il ministro dell'Economia, Emmanuel Macron, è stato il primo membro del governo a reagire all'attacco islamista perpetrato a Nizza: "Con tutto il mio cuore accanto alle vittime dell'odioso attacco di Nizza e ai loro cari. Non arretreremo. Forza". Il primo ministro, Manuel Valls, ha commentato la tragedia tramite Twitter, "La città di Nizza colpita dal terrorismo nel giorno della nostra festa nazionale. Dolore immenso, il paese è in lutto. I francesi reagiranno", così come Ségolène Royal, ministra dell'Ambiente, "Desolazione e solidarietà, rattristata per le vittime di Nizza e tutti gli abitanti della città". "Emozione profonda e tristezza infinita dinanzi all'attacco a Nizza. Solidarietà agli abitanti di Nizza e delle Alpi-Marittime", ha scritto il presidente dei Républicains (Lr), Nicolas Sarkozy, "simbolo dopo simbolo, cercano di abbatterci. Ma la Francia resterà in piedi e fiera", ha twittato Nathalie Kosciusko-Morizet, deputata Lr.

 

Nell'ondata di reazioni alla strage islamista, il fondatore del Front national, Jean-Marie Le Pen, è stato tra i più duri e i più chiari: "Il linguaggio della guerra non basta più, bisogna dispiegare tutti i mezzi della guerra. L'esistenza della nazione francese è minacciata dal terrorismo islamista. Consideriamoci in stato di legittima difesa! Bisogna agire, se necessario, nella via dell'unione nazionale, nel senso politico e militare". La figlia e attuale leader del Fn, Marine Le Pen, ha rincarato la dose, dicendo che "la lotta contro il fondamentalismo islamista deve cominciare", perché fino a oggi il governo socialista non è stato all'altezza della minaccia, nonostante i numerosi moniti dei vertici della polizia nazionale e dei servizi segreti (non possono non venire in mente i recenti avvertimenti di Patrick Calvar, capo della Dgsi, l'intelligence interna, sulla gravità della situazione francese).

 

La Francia è entrata in quella che Pascal Bruckner, intellettuale e filosofo, ha definito la "routine dell'abominevole", quello di Nizza è soltanto un nuovo episodio della guerra che l'islam radicale ha dichiarato all'occidente, anche se alcuni si ostinano a individuare altri nemici. "Quelli che accusano il 'populismo' di minacciare la Francia non osano designare il totalitaismo islamista che semina il terrore", ha scritto Ivan Rioufol, intellettuale, giornalista del Figaro e autore di un saggio più che mai attuale: "La guerre civile qui vient" (Pierre-Guillaume de Roux). "Ciò che descrivete", scrive Rioufol rivolgendosi ai commentatori francesi, "si chiama guerra civile. Può ancora essere evitata se lo stato smette di tremare di paura". Sullo sfondo, le televisioni aggiornano freneticamente le loro notizie, mentre giungono informazioni drammatiche sul bilancio dei morti e dei feriti, e le prime pagine dei giornali francesi sono uno specchio di quelle del 14 novembre.

 

"Orrore a Nizza", titola il Parisien. "Mattanza a Nizza", scrive Nice-Matin. "14 luglio mortale a Nizza", commenta La Voix du Nord, "Ancora l'orrore", titola Sud-Ouest. Sì, ancora una volta l'orrore. La Francia si riscopre debole e ripiomba nell'incubo del terrorismo.