Jeremy Corbyn (foto LaPresse)

L'oscuro appello laburista alla sopraffazione degli ebrei

Giulio Meotti
“I nostri amici ebrei non sono responsabili delle azioni di Israele come i nostri amici musulmani per l’autoproclamato Stato islamico”. Corbyn paragona Israele all’Isis.

Roma. Jeremy Corbyn di male in peggio. Stava parlando del rapporto sull’antisemitismo nel Labour inglese quando ha dichiarato: “I nostri amici ebrei non sono responsabili delle azioni di Israele come i nostri amici musulmani per l’autoproclamato Stato Islamico”. Sì, abbiamo sentito bene: Israele come l’Isis e il premier Netanyahu come il Califfo Baghdadi. E’ da quando è stato eletto segretario del Labour che Corbyn annaspa in uno scandalo antisemita dietro l’altro. Non c’è da sorprendersi: il fatale e orrendo paragone fra Israele e l’Isis corre sulla bocca di tanti deputati e consiglieri laburisti sospesi in questi mesi (compreso l’ex sindaco di Londra Livingstone). Ma non c’è da sorprendersi per un altro motivo.

 

Perché quanto ha detto Corbyn lo pensano anche molte élite umanitariste, specie alle Nazioni Unite. L’inviata dell’Onu per i Bambini e i conflitti armati, Leila Zerrougui, ha suggerito l’inserimento dell’esercito israeliano nella lista nera di paesi e organizzazioni che causano regolarmente danni ai bambini. In questa black list c’è l’Isis, appunto. L’Onu ha candidato al posto di inviata nei Territori palestinesi la professoressa di diritto presso la Queen Mary University di Londra, Penny Green, che accusa Israele di essere uno “stato criminale” e che ha paragonato Israele allo Stato islamico (Green ha perso a favore del canadese Michael Lynk, un altro militante antisraeliano). E’ quest’odio ad aver spinto il grande musicista greco Mikis Theodorakis, famoso esule della Grecia dei colonnelli, eroe della sinistra, osannato autore della colonna sonora del film “Zorba il Greco” e monumento vivente dell’antifascismo greco, a definire gli ebrei “la radice di ogni male”. Grazie a queste intemerate corbyniane si fa strada da anni un paradosso osceno e inaccettabile: quello della vittima che si fa carnefice, dell’ebreo, appunto, che si fa nazista.

 

Durante l’ultima guerra a Gaza, nell’estate del 2014, l’Independent, il quotidiano della sinistra corbynista del Regno Unito, ha scritto che Israele è una “comunità di assassini di bambini”. Hanno così costruito un mondo capovolto, quello non in cui si paragonano Hamas e la Repubblica islamica dell’Iran all’Isis, ma in cui li legittimiamo, ci stringiamo patti e finiamo per scaricare sullo stato ebraico l’ombra, terribile, dello Stato islamico. Riprende così vita il timore che l’oscuro, irrazionale, primitivo appello alla sopraffazione degli ebrei prevalga ancora una volta, contro ogni logica, contro ogni progresso. Ieri un terrorista palestinese ha pugnalato a morte una ragazzina israeliana nel suo letto. Mentre Corbyn lasciava intendere che stato ebraico e Stato islamico siano la stessa cosa.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.