Angela Merkel (foto LaPresse)

Appunti no panic per l'Europa

Redazione
Il vecchio e citatissimo poster del governo britannico “Keep calm and carry on” che preparava il suo popolo alla Seconda guerra mondiale dovrebbe ispirare i leader europei dopo la Brexit.

Il vecchio e citatissimo poster del governo britannico “Keep calm and carry on” che preparava il suo popolo alla Seconda guerra mondiale dovrebbe ispirare i leader europei dopo la Brexit. La decisione democratica del Regno Unito di lasciare l’Ue è un duro colpo, il tracollo sui mercati mostra quanto fragili siano la ripresa e le banche di Portogallo e Italia. I populisti chiedono altri referendum e il voto spagnolo di domani potrebbe generare altro panico. E’ indispensabile evitare che una grave crisi si trasformi in un evento politicamente ed economicamente sistemico pure se, con l’eccezione di Angela Merkel, i leader europei si sono lanciati in un gioco al rialzo per punire il Regno Unito fino all’autolesionismo.

 

François Hollande, Jean-Claude Juncker, Martin Schulz: quasi tutti hanno chiesto di avviare “il più presto possibile” le procedure di divorzio, nonostante David Cameron abbia indicato l’intenzione di allungare i tempi almeno fino a ottobre per lasciare mano libera al suo successore. Ufficialmente l’Ue vuole evitare di “prolungare l’incertezza”. In realtà, cacciare rapidamente i britannici dall’Ue e dal mercato unico serve come rappresaglia per la Brexit e avvertimento per chi fosse tentato da un’uscita. “Deve servire da esempio per gli altri”, ha spiegato al Foglio una fonte comunitaria. Solo che il danno sarebbe enorme non solo – e forse non tanto –  per i britannici, quanto per gli europei. In gioco c’è anche il surplus commerciale realizzato da Germania (54 miliardi), Francia (14,5 miliardi) e Italia (15 miliardi) nei loro scambi con il Regno Unito.

 

Come ha detto la cancelliera Merkel, meglio “non trarre conclusioni rapide e semplicistiche che dividerebbero ancor più l’Europa”. Prima di farsi del male, occorre “analizzare la situazione con calma, valutarla e poi prendere insieme le decisioni giuste”. Boris Johnson o chi per lui dovrà riunire un paese spaccato a metà. Invece di fargli la guerra, l’Ue dovrebbe riparare se stessa. Perché dentro o fuori, tra democrazie liberali vale il motto che veniva usato nei poster americani sempre durante la Seconda guerra mondiale: “United we stand, divided we fall”.