La commissione elettorale certifica la vittoria di Pedro Pablo Kuczynski (Foto La Presse)

Lezioni per l'Europa dal Perù

Redazione
In America latina la tentazione populista prende una batosta dopo l’altra. L’ultimo colpo viene dal Perù: venerdì è stato confermato che il prossimo presidente a Lima sarà il liberale Pedro Pablo Kuczynski.

Dalla Spagna di Unidos Podemos all’Italia dei Cinque stelle, dei De Magistris e degli Emiliano. Dal Regno Unito di Corbyn alla Francia delle proteste contro la riforma del lavoro. L’Europa appare sempre più tentata da un modello di sinistra populista, che normalmente è associato all’America latina – una tentazione che convive con l’altro tipo di populismo, quello di destra, che mescola le ideologie in uno stile abbastanza simile all’impasto peronista o chavista.

 

In tutto questo, però, è bene notare che in America latina il populismo sta incassando una sconfitta dopo l’altra. L’elezione di Mauricio Macri alla presidenza dell’Argentina il 22 novembre scorso, la vittoria dell’opposizione venezuelana alle politiche del 6 dicembre, il referendum con cui il 21 febbraio il 51,3 per cento dei boliviani ha detto no alla riforma che avrebbe consentito a Evo Morales di ricandidarsi per sempre, il voto con cui il 12 maggio il Senato brasiliano ha sospeso Dilma Rousseff dalla presidenza sostituendola con Michel Temer.

 

L’ultimo colpo viene dal Perù: venerdì è stato confermato che il prossimo presidente a Lima sarà il liberale Pedro Pablo Kuczynski. Una vittoria quanto mai di misura, per soli 42.597 voti di scarto. Ma Kuczynski ha vinto su due fronti, visto che si è imposto sulla populista di destra Keiko Fujimori, dopo aver conquistato al primo turno il secondo posto a spese della candidata di sinistra, Verónika Mendoza.

 

Certo, le difficoltà iniziano adesso, se si pensa che il partito di Kuczynski avrà solo 18 deputati, contro i 20 della sinistra e i 73 fujimoristi. Anche in Brasile la situazione è incandescente per la scarsa legittimità morale dell’operazione anti Dilma, Morales in Bolivia e Maduro in Venezuela restano presidenti mal sopportati, e Macri in Argentina è obbligato a una dura politica di riaggiustamento per rimettere in ordine l’economia, dopo 12 anni di allegra gestione kirchnerista.

 

Malgrado ciò, il 60 per cento di popolarità che mantiene dimostra come proprio nella patria di Perón e di Papa Francesco si sia ormai diffusa una differente consapevolezza. Una consapevolezza che si sta estendendo a tutto il continente e che magari un domani potrebbe di rimbalzo tornare anche all’Europa tentata dal populismo.

Di più su questi argomenti: