Democrazia da montare. Podemos copia l'Ikea e si inventa un programma-catalogo

Silvia Ragusa
Perché il partito anticapitalista spagnolo si ispira al più grande venditore di mobili del mondo per la sua ultima trovata di marketing politico?

Madrid. Le misure sembrano tanto facili come mettere insieme i pezzi di una libreria Billy. L’importante però è che nella scatola non manchi qualche pezzo. Podemos annuncia alla Spagna un’inversione di tendenza: aumento della spesa pubblica (60 miliardi di euro) e riduzione del deficit fino al 2,1 per cento del pil nel 2019. Senza contare la promessa dei 20 milioni in più di occupati. Il tutto impacchettato ben bene dentro un programma glamour e patinato che imita fino alla parodia lo stile del catalogo Ikea. Sono 192 pagine di fotografie che copiano in luoghi, colori e grafica, l’habitat dei mobili svedesi più famosi al mondo. Quelli di Ikea, interpellati a riguardo, hanno già detto che non ne sapevano nulla. “E’ tutto regolare, prima abbiamo consultato i nostri avvocati”, dicono da Podemos.

 



 

La geniale trovata all’insegna del marketing politico ha spiazzato tutti. Pedro Sánchez, il leader dei socialisti, un po’ infastidito – anche e soprattutto per il probabile sorpasso che la formazione Unidos Podemos si accinge a fare alla prossime elezioni, almeno secondo i sondaggi – ha detto che uno “il socialismo ce l’ha nel cuore, non si vende in un catalogo”. Dal Partito popolare rispondono con un eloquente depliant d’istruzioni: un mobile chiamato Ünidøs Pödemøs che, messi assieme i pezzi, ha la forma esatta di una falce e martello. Ma tant’è.

 


 


 

 

La segretaria d’analisi politica e sociale del partito, Carolina Bescansa, ha annunciato che il catalogo, per ora online, sarà pubblicato anche su carta al costo di 1,80 euro a cittadino. “Sarà il programma più letto della storia della democrazia”, dice. L’idea è quella di catturare l’interesse di chi è distante dalla politica, attraverso la metafora della casa come luogo intimo che appartiene a tutti.

 

 

 

 

 

 

Sfogliando le pagine c’è chi, come Julio Rodríguez, primo in lista in Almeria, lava i piatti accompagnato da un riquadro dove si annuncia che è arrivato il momento di cambiare forma con cui produciamo e trasformiamo i nostri beni. Nella pagina che segue il segretario delle relazioni con i movimenti sociali, Rafael Mayoral, stende i panni sotto l’epigrafe che invoca l’eliminazione del segreto bancario che privilegia i paradisi fiscali. Sotto il giudice Juan Pedro Yllanes taglia il formaggio in cucina e promette di modificare il programa sullo sviluppo del lavoro agricolo. Insomma “la cucina spagnola deve modernizzarsi”. Se si passa in salotto, ecco che Pablo Iglesias, affacciato al balcone, scruta l’orizzonte del welfare. Dall’altra parte il numero tre del partito Pablo Echenique parla di cambiamento energetico. Iñigo Errejón invece è seduto nel suo studio intento a trovare una soluzione per le andate e i ritorni degli immigrati sudamericani. E giù ancora in bagno, passando dagli esterni da giardinaggio fino alla quarta di copertina: una tazza di Podemos con latte e biscotti. In prima pagina invece campeggia l’esortazione al voto: “Il 26 giugno il nostro paese ha l’opportunità di avere un futuro nuovo. Unisciti al paese che verrà”. Il programma è in vendita. Pablo Iglesias, da svedese socialdemocratico, è riuscito a lanciare il messaggio: governare il paese con una chiave Allen Din 911.

 

 

Di più su questi argomenti: