Sulle carte d'identità australiane arriva l'intersex

Marco Guerra

Oltre a Mr. e Ms. ci sarà anche Mx. Il governo ai funzionari statali: “Astenersi dal presumere l’identità di genere di una persona da nome, voce o aspetto”

Nel quadro di un recente emendamento alla legge contro la discriminazione sessuale, il governo australiano ha chiesto a tutte le amministrazioni statali di introdurre una nuova categoria gender nella parte della documentazione identificativa relativa al sesso del cittadino.

 

Se fino ieri la scelta si limitava a “uomo” e “donna”, oggi oltre a Mr. per i primi e Ms. per le seconde, è possibile segnare una bella croce su Mx, che significa indeterminato, intersex o non specificato.

 

Dietro il volto gentile dell’impiegato della anagrafe australiana, potrebbe però celarsi un inconsapevole rigurgito di omofobia. Per questo motivo l’amministrazione federale ha ricevuto dal governo le nuove linee guida di genere che riguardano la gestione della categoria “altro”. L’Australian Bureau of Statistics ha anche specificato al proprio personale che “dovrà astenersi dal presumere l’identità di genere di una persona in base al nome, alla voce o all’aspetto”. E’ quindi consigliato contare fino a dieci prima di usare pronome ‘she’ per indicare una bionda surfista in bikini di Sidney.

 

Questo perché la scelta del propria identità sessuale potrà prescindere completamente dal dato biologico e la decisione di rientrare in una delle tre categorie sopra indicate potrà essere effettuata senza essersi necessariamente sottoposti a un intervento chirurgico che ha cambiato le nostre sembianze fisiche. Ognuno, insomma, potrà essere identificato con il genere che preferisce.

 

Le linee guida precisano anche che, sebbene gli individui siano incoraggiati ad assicurare che la propria documentazione coincida con la definizione preferita di genere, vi sono ragioni legittime per cui le persone possano essere titolari di documenti “discordanti”. In particolare ci si riferisce alla necessità di assicurare la propria sicurezza personale viaggiando all'estero. Non tutti i paesi, infatti – soprattutto quelli a maggioranza musulmana – potrebbero apprezzare questo ennesimo sforzo contro le discriminazioni.

 

I primi a fare i conti con queste linee guida saranno gli scrutatori impegnati nelle elezioni federali del 2 luglio. Fra i dati elettorali personali dei votanti sarà possibile inserire anche la nuova definizione gender. Dopo di che sarà la volta del censimento quinquennale della popolazione, in programma il 9 agosto.  Si tratta della prima rilevazione statistica nazionale in cui i cittadini potranno scegliere fra le tre identità di genere, e nel caso in cui scelgano “altro” potranno identificarsi con il termine che preferiscono per sentirsi a proprio agio.

 

Questa nuova misura portata avanti dai gendarmi del politicamente corretto è giunta dopo una sentenza del 2014 della più alta corte dell’Australia che aveva riconosciuto a un noto attivista lgbt il diritto a definirsi di genere neutro. Con queste nuove linee guida ora tutti potranno usare questo nuovo appellativo.

 

Ma nella gara ai nuovi diritti civili c’è sempre qualche pioniere che è più avanti. Sempre in Australia, è dei giorni scorsi la decisione dello stato federale di Victoria di rimuovere ogni dato personale dalle domande di lavoro per evitare che i datori selezionino in base a sesso, razza o religione.

 

L’iniziativa prevede un periodo di 18 mesi di prova in cui nome, sesso, età e luogo di nascita saranno cancellati da tutti i curriculum. Il tutto nasce da una ricerca dell'Australian National University, secondo cui le persone con un cognome asiatico hanno il 68 per cento di difficoltà in più a essere chiamare a sostenere colloqui di lavoro rispetto ai cittadini che portano un cognome di origine anglosassone.

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