Il primo ministro giapponese Shinzo Abe (foto LaPresse)

Il mondo asiatico s'interroga sulle scuse di Obama a Hiroshima (che non farà)

Giulia Pompili
Attesa la visita di Barack Obama in carica nel luogo dove la bomba atomica fece almeno oltre 200 mila morti tra giapponesi, coreani e cinesi. Il Giappone continua a pretendere le scuse da parte dell'America. Ecco cosa scrivono i maggiori quotidiani giapponesi.

Roma. E’ sempre una questione di scuse, clemenze, pentimenti. Barack Obama arriverà in Giappone nel mezzo di una crisi tra i militari americani di stanza a Okinawa e i residenti locali, vessati da 71 anni dall’ingombrante presenza delle basi statunitensi. La scorsa settimana una ventenne giapponese è stata uccisa a Okinawa e il suo assassino è un ex marine impiegato nella base di Kadena. L’omicidio ha intensificato le proteste dei giapponesi di Okinawa contro i militari americani, e la Casa Bianca è stata spesso costretta a scusarsi per i crimini compiuti dal personale americano in Giappone, uno dei luoghi con il minore tasso di criminalità del mondo. E sono sempre le scuse al centro del dibattito sulla visita di Obama a Hiroshima. Quello che il presidente americano pronuncerà il 27 maggio, durante la visita al Memoriale della Pace, sarà un discorso sull’utopia di un mondo senza armi nucleari. Lo stesso Obama ieri, in un’intervista alla televisione giapponese Nhk, vicina al governo di Shinzo Abe, ha detto che non si scuserà per le Bombe: “E’ importante riconoscere che nel mezzo di una guerra i leader possono prendere qualunque decisione. E’ un problema degli storici quello di porsi domande e analizzarle”.

 

Da quando è stata annunciata la visita del primo presidente americano in carica nel luogo dove la bomba atomica fece almeno oltre 200 mila morti tra giapponesi, coreani e cinesi, i quotidiani dei tre paesi asiatici più strategici per il pivot asiatico americano sono farciti di editoriali, commenti e analisi sulla questione. Un presidente con il “complesso delle scuse”, l’ha definito ieri su Politico Edward-Isaac Dovere, che vuole lasciare in eredità un’America senza questioni del passato in sospeso: questo era l’obiettivo del discorso del Cairo di sette anni fa, scrive Politico, questo il messaggio della fine dell’embargo sulle armi per il Vietnam, questo il significato della visita a Hiroshima: mandare un ultimo segnale alla Corea del nord. Secondo Politico – e secondo gran parte della stampa liberal americana – la visita sarebbe una buona occasione per Seul, che vive in prima linea il terrore di una Corea del nord nuclearizzata. Eppure domenica il JoongAng, terzo quotidiano sudcoreano per diffusione, vicino ai conservatori, ha pubblicato un editoriale demolitorio sulla politica estera obamiana e sul suo revisionismo storico: “La Germania si è più volte scusata per i crimini di guerra, e non perché i tedeschi siano creature angeliche, ma per via della sicurezza della stessa Germania. Durante la Guerra Fredda, il paese versava in condizioni disperate, e in una situazione simile non ammettere le proprie responsabilità per la Guerra mondiale e l’Olocausto sarebbe stato un suicidio”.

 

E’ stato il realismo, secondo l’opinione del JoongAng e di gran parte dei conservatori coreani, a indurre la Germania a scusarsi. Un realismo che non sarebbe stato necessario a Tokyo: “L’America, dopo aver punito Germania e Giappone, ha aiutato le rispettive economie e li ha resi bastioni contro il comunismo. Ma Washington ha avuto un diverso approccio con i due paesi”. L’America per generazioni è stata ossessionata dai crimini di guerra tedeschi, scrive il quotidiano coreano. Ma “a parte il Memoriale di Pearl Harbor” non esistono ricordi delle “colpe giapponesi” in America, che invece ha preferito celebrare “le gioie del sushi e dei negozi di ramen”. E il motivo di questo doppiopesismo sarebbe naturalmente della “potentissima” lobby ebraica americana, che non si sarebbe mai interessata al Giappone e al suo montante militarismo. “Ora il Giappone ha invitato il presidente Obama a Hiroshima”, scrive il giornale sbagliando ancora: Wikileaks ha rivelato che Tokyo si è spesso opposta la visita, “e lo fa per poter continuare con il suo esagerato vittimismo”. Questa è la posizione di gran parte dell’opinione pubblica sudcoreana, e pure quella del ministero degli Esteri cinese, che attraverso il portavoce Hong Lei ha fatto sapere venerdì: “Speriamo che, organizzando una visita a Hiroshima, il Giappone voglia dimostrare di non voler più ripetere gli errori del suo passato imperialista”. America, Giappone, Cina e Corea hanno quattro visioni diverse del passato e del presente. Forse inconciliabili.

  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.