Il neo premier Binali Yildirim e il presidente turco Erdogan (foto LaPresse)

Erdogan sceglie un vice e colpisce i curdi. Poi tocca allo stato laico

Eugenio Cau

In pochi giorni il presidente turco ha scelto come premier il fedelissimo Binali Yildirim e inferto un colpo mortale ai turchi. Il Parlamento toglie l’immunità all’85 per cento dell’Hdp.

Roma. In poche settimane, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha inanellato più vittorie nella sua impresa di trasformare la Turchia in un sistema presidenzialista dalle tinte autoritarie di quanto non abbia mai fatto nella sua più che decennale carriera. Le ultime due sono arrivate questa settimana. Dapprima, giovedì, il partito di governo Akp ha nominato un fedelissimo del presidente, il ministro dei Trasporti Binali Yildirim, come nuovo segretario e sostituto del primo ministro uscente Ahmet Davutoglu, costretto alle dimissioni per le sue incomprensioni con Erdogan. Il presidente dovrebbe aver tagliato i legami con il partito da lui fondato, ma prima della decisione i dignitari dell’Akp sono andati in pellegrinaggio al palazzo presidenziale a chiedere consiglio al sultano, lasciando cadere ogni finzione di divisione dei ruoli. Yildirim è stato confermato domenica in un congresso straordinario del partito, ma il portavoce Omer Celik aveva già detto che tra il presidente e i dirigenti dell’Akp, compreso dunque Celik, “non c’è un millimetro di distanza”.

 

Venerdì, il Parlamento turco ha approvato con 376 voti su 550, una legge che cambia temporaneamente la Costituzione, finalizzata a  sospendere l’immunità parlamentare per i deputati sotto inchiesta. La votazione, che ha raggiunto la maggioranza qualificata, rende valida la legge anche senza bisogno di un referendum – che comunque, ha detto Erdogan compiaciuto dopo il voto, sarebbe stato vinto con l’80 per cento dei sì. Durante la votazione a scrutinio segreto, il capogruppo dell’Akp ha obbligato i suoi parlamentari a mostrare la scheda per assicurarsi che tutti fossero allineati. La legge sull’immunità è un colpo durissimo per il partito curdo Hdp, che alle elezioni dello scorso anno è stato la spina nel fianco che ha impedito all’Akp di ottenere la maggioranza assoluta per cambiare la Costituzione in senso presidenziale, come desiderato da Erdogan. Dei 59 parlamentari dell’Hdp, 50 saranno privati dell’immunità, compreso il leader Selahattin Demirtas, accusato come altri di fiancheggiare la guerra contro i curdi nel sud-est del paese. E’ l’85 per cento dei deputati, contro appena il 9 per cento di quelli dell’Akp.

 

L’analista del Washington Institute for Near East Policy, Soner Cagaptay, ha detto al New York Times che le manovre recenti hanno ormai completato la regressione della Turchia, un tempo modello politico avanzatissimo nel mondo musulmano, in una monarchia mediorientale sulla falsariga di Marocco e Giordania. Il nuovo premier Yildirim, fedelissimo di Erdogan, da ministro dei Trasporti è stato l’uomo della grandeur del sultano, e ha fatto approvare progetti multimiliardari come il terzo aeroporto internazionale di Istanbul, tra i più grandi del mondo, e un nuovo ponte sul Bosforo. Da premier, ha già detto che i suoi obiettivi sono il presidenzialismo e la lotta al terrorismo curdo, appiattendosi così sull’agenda di Erdogan. Secondo gli analisti, Yildirim potrebbe accompagnare il paese a nuove elezioni, che con il partito curdo messo fuori gioco dalle inchieste (così come una parte degli altri partiti di opposizione), potrebbero trasformarsi in una passeggiata per l’Akp, consentendo a Erdogan di cambiare la Costituzione. Quella stessa Costituzione che, quando infine sarà riscritta, dovrebbe eliminare ogni riferimento al secolarismo dell’epoca di Atatürk, perché “la Turchia è uno stato musulmano”, come ha detto il presidente della Camera Ismail Kahraman poche settimane fa. Kahraman ha poi ritrattato le sue parole, ma è facile immaginare che presto sarà questo il nuovo tabù infranto da Erdogan. Yildirim promette bene. Musulmano devoto, disse nel 2013 di aver rifiutato un posto nella prestigiosa Università di Istanbul per la promiscuità tra maschi e femmine: “Fui scioccato quando vidi ragazzi e ragazze seduti vicini sul prato. Mi dissi che se fossi andato in questa scuola sarei finito sulla cattiva strada”.

Di più su questi argomenti:
  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.