L'economista francese Thomas Piketty incontra Pablo Iglesias, leader del partito spagnolo "Podemos" (foto LaPresse)

Adesso Piketty canta la litania anti austerità anche al cinema

Mauro Zanon
L’economista più glamour di Francia, ha ceduto i diritti del suo bestseller “Il capitale nel XXI secolo” per un adattamento cinematografico le cui riprese inizieranno quest’estate.

Parigi. Non bastano più le conferenze da one-man-show tra Europa e Stati Uniti, il soprannome di Marx 2.0, il suo nome in bella vista nelle classifiche sui “più influenti del mondo” del Time, e non è più sufficiente lo spazio concessogli sulle pagine di opinione di Libération – neppure se il giornale della gauche giacobina gli permette di fare la pubblicità del libro di sua moglie. Per questo, Thomas Piketty, l’economista più glamour di Francia, ha accettato di passare alla fase due della promozione delle sue teorie egualitariste, abbracciate dal codazzo Papa Francesco-Obama-Iglesias-Corbyn-Varoufakis, accettando di cedere i diritti del suo bestseller “Il capitale nel XXI secolo” per un adattamento cinematografico le cui riprese inizieranno quest’estate.

 

“L’idea è quella di fare appello alla letteratura, l’obiettivo non è quello di fare interviste noiose a degli economisti”, ha dichiarato all’Afp Piketty, che sarà oggi al Festival di Cannes – e dove se no? – per presentare il documentario celebrativo delle sue teorie. Ha assicurato che lascerà “carte blanche” al regista, il neozelandese Justin Pemberton (noto ai più per il documentario ambientalista “The Nuclear Comeback”), e ai produttori franco-neozelandesi (General Film Corporation, di Matthew Metcalfe, e Upside, di Yann Le Prado). “Il mio obiettivo è quello di non far niente, e alla fine di essere molto contento di ciò che hanno fatto”, ha dichiarato l’economista vedette con un filo di ironia. Prima di aggiungere: “Sono molto coinvolti, hanno voglia di fare qualcosa di positivo, sono molto entusiasti”. Secondo quanto rivelato dall’Afp, i riferimenti presenti nel documentario toccheranno molti campi: si va dall’economia, con John Maynard Keynes, alla letteratura, con Honoré de Balzac, passando per la pop-culture con Gordon Gekko del film “Wall Street” di Oliver Stone e persino Homer Simpson.

 

Matthew Metcalfe, che avrebbe convinto la rockstar dell’economia durante un incontro avvenuto alla Berlinale, è certo che il successo del documentario sarà uguale se non maggiore a quello riscontrato dal libro. Di più: rivoluzionerà il nostro modo di pensare e osservare la nostra epoca. “Questo documentario starà all’economia come ‘An Inconvenient Truth’ di Al Gore è stato per il riscaldamento climatico”, ha dichiarato pomposo Metcalfe. Anche Piketty, sulla riuscita del documentario, è ottimista: “La storia che racconto è molto visiva. La storia delle diseguaglianze è al centro delle guerre, delle rivoluzioni, di tutti i momenti choc del XIXesimo e del XXesimo secolo...tutto ciò si può mostrare sullo schermo”, ha sottolineato l’economista francese. Piketty ha tenuto comunque a precisare che “il libro è comunque meglio”.

 

Quel libro che nonostante le tre milioni di copie vendute e il conseguente successo commerciale, in pochissimi, tuttavia, hanno letto integralmente, come rivelato recentemente dal Wall Street Journal avvalendosi della funzione di Amazon, Popular Highlights. Ma dopo il libro e il documentario autopromozionale ci sarà forse spazio anche per una candidatura alle future primarie di sinistra? Sul sito di riferimento dei liberali di Francia, Contrepoints.org, c’è un nutrito dossier dedicato all’economista globe-trotter – “le grand bluff du XXIème siècle”, come lo ha liquidato Henri Lepage, brillante economista liberale – che demolisce una dopo l’altra le fanfaronate pikettiane.

 

Il premio Nobel per l’Economia 2015, l’economista scozzese Angus Deaton, ha smontato il santino degli Iglesias, dei Corbyn e dei Varoufakis con ancora più efficacia nel saggio “The Great Escape” (Princeton University Press), esaltando le diseguaglianze in quanto stimolo per lo sviluppo. Frédéric Georges-Tudo, giornalista economico etorodosso, ha spiegato in “Piketty au piquet!” (Editions du Moment) perché questa nuova religione che si chiama “pikettysmo” è soltanto un’impostura. Ma nonostante ciò, il settimanale Obs lo mette in cima agli intellò che possono cambiare la gauche e il Point lo lancia nell’orbita politica come l’“anti Macron”. Al ministro dell’Economia, Piketty ha consigliato recentemente di “leggere più libri” invece di pensare alle sue “cazzate liberali”. Forse non sa, il guru degli anticapitalisti, che a soli 28 anni, mentre la sua ex compagna ed ex ministra della Cultura Aurélie Filippetti lo denunciava per “violenze coniugali”, Macron dava già corsi di cultura generale all’Ena, la superscuola delle élite.