Pure l'Iran ha scaricato la Corea del nord?

Giulia Pompili
Le parole del presidente Rouhani sulla denuclearizzazione della penisola coreana e la storia dei rapporti tra Teheran e Pyongyang

E' il più grande progetto d'investimenti mai offerto dalla Corea del sud a un paese straniero. Seul fornirà 25 miliardi di dollari per le infrastrutture iraniane. La presidente sudcoreana Park Geun-Hye ha terminato la sua visita a Teheran, dove ha firmato, insieme con l'omologo Hassan Rouhani, 19 documenti di cooperazione che faranno passare il volume del business tra i due paesi da 6 a 18 miliardi di dollari. La corsa a fare affari con l'Iran è partita dopo il deal sul nucleare con l'America e la cancellazione delle sanzioni internazionali; questa del presidente sudocreano, per esempio, è la prima visita di stato da quando i due paesi hanno normalizzato i rapporti diplomatici, nel 1962.

 

Ma in questi giorni gli osservatori hanno sottolineato anche un altro aspetto che influisce sui rapporti d'amicizia tra Corea del sud e Iran. Durante l'incontro del 2 maggio scorso, il presidente iraniano Rouhani ha detto: "La sicurezza nella penisola coreana e in medio oriente è importante per entrambi i nostri paesi. Vogliamo pace e stabilità nella penisola coreana, e in linea di principio siamo contrari a qualsiasi tipo di arma di distruzione di massa. Desideriamo un mondo libero dalle armi di distruzione di massa, in particolare da quelle nucleari, soprattutto nella penisola coreana e in medio oriente". Rouhani non ha citato direttamente la Corea del nord, che il 5 gennaio scorso ha rivendicato il test di una bomba termonucleare, e i tradizionali rapporti di stretta cooperazione tra Teheran e Pyongyang rendono meno chiaro il significato delle parole del presidente iraniano. Da anni si parla di una collaborazione tra il programma di armamenti iraniano e quello nordcoreano. All'inizio di marzo, l'agenzia di stampa sudcoreana Yonhap ha rivelato che i rappresentanti di una delle aziende nordcoreane che commerciano in armi – attualmente sotto sanzioni internazionali – avevano visitato Teheran. "Ci sono prove che dimostrano che entrambi i paesi hanno condiviso tecnologie militari nel corso dei primi anni Novanta", ha scritto un mese fa sul Diplomat Samuel Ramani. "Alon Levkowitz, professore all'Università Bar-Ilan di Tel Aviv, sostiene che probabilmente l'Iran ha condiviso i dati di alcuni test con la Corea del nord, per esempio dopo aver lanciato nel 1998 il missile Shabab-3, e dell'aiuto russo per il programma missilistico iraniano ha beneficiato indirettamente anche Pyongyang. Questa cooperazione si è intensificata dopo che la Corea del nord ha testato con successo una bomba nucleare nel 2006. La stampa sudcoreana nel 2011 ha rivelato che centinaia di scienziati della Corea del nord stavano lavorando agli impianti nucleari iraniani, e hanno aiutato Teheran nello sviluppo della tecnologia informatica. Alcuni scienziati iraniani erano presumibilmente presenti durante il test nucleare nordcoreano del 2013. Nei mesi precedenti all'accordo nucleare del luglio 2015, la Corea del nord ha inviato tre delegazioni per aiutare l'Iran a sviluppare testate nucleari e sistemi di missili balistici".

 

Non è chiaro, quindi, se le parole di Rouhani siano l'effetto di un cambiamento reale dei rapporti tra Teheran e Pyongyang, o se fossero più semplicemente motivate dalla partecipazione del presidente Park all'incontro. Attualmente la Corea del sud non possiede testate nucleari. Ogni volta che la Corea del nord effettua un test nucleare, a Seul si riapre il dibattito sulla possibilità di far tornare le armi nucleari strategiche americane sul suolo sudcoreano, ritirate nel 1991 da Bush.

  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.