Sadiq Kahn, candidato sindaco di Londra del Labour

A due giorni dal voto

Nel Labour travolto dall'antisemitismo ora è caccia al “traditore”

Paola Peduzzi

Il candidato di Londra Kahn rischia di perdere i voti a sinistra e pure quelli dei moderati. Altre tre sospensioni. La frattura che già esisteva tra l’anima liberale e l’anima radicale del partito si è approfondita in questi ultimi giorni dopo lo scandalo attorno alle dichiarazioni antisemite di alcuni esponenti del partito e soprattuto dell’ex sindaco Livingstone.

Milano. Un’elettrice di mezz’età si avvicina a Sadiq Kahn, il candidato sindaco di Londra del Labour, mentre cammina nel mercato di Dalston e gli dice: “Volevo votarti, poi ho sentito quel che hai detto su Ken Livingstone, e ora non ti voterò più”. Questo episodio, riportato dall’Observer, è un assaggio di quel che sta capitando a Kahn e al Labour inglese: la frattura che già esisteva tra l’anima liberale e l’anima radicale del partito si è approfondita in questi ultimi giorni “infernali” – come dicono alcuni laburisti – in cui è scoppiato lo scandalo attorno alle dichiarazioni antisemite di alcuni esponenti del partito e soprattuto dell’ex sindaco Livingstone, che a Londra è ancora amatissimo.

 

Al primo test elettorale del Labour di Jeremy Corbyn – il 5 maggio si vota a Londra, in Scozia, in Galles e in Irlanda del nord – Kahn teme di dover pagare il prezzo più alto, vedendosi sfuggire in un solo colpo sia i voti più a sinistra (filo Livingstone) sia quelli moderati scandalizzati dall’emergere di una “questione antisemita” di queste proporzioni. Khan ha votato per Corbyn alla leadership del partito (“non me ne pento”, dice ancora oggi), ma poi su molti temi ha cercato di prendere le distanze, soprattutto su quel che riguarda la retorica anti ricchi, che in una città che ospita la cittadella finanziaria più glam d’Europa rischia di non essere del tutto opportuna. Secondo l’ultima rilevazione pubblicata ieri dal Guardian, il Labour, che ieri ha sospeso altri tre esponenti locali per antisemitismo, potrebbe perdere 172 circoscrizioni, il peggior risultato dall’inizio degli anni 80. Londra rappresenta l’eccezione: Kahn è avanti rispetto al rivale conservatore Zac Goldsmith, e il partito punta sulla capitale per non affondare.

 

Corbyn non considera Kahn il “suo” candidato, perché l’ex avvocato per i diritti umani di origini pachistane e musulmano non si è fatto vedere troppo in giro con il leader del suo partito. Molti temono che Corbyn sia un fattore di debolezza, e secondo i media inglesi in questi ultimi giorni parecchi candidati in tutto il paese si sono rifiutati di organizzare incontri assieme al loro leader. Il quale si difende creando una commissione d’inchiesta sulla questione dell’antisemitismo, ma non usa mai parole di condanna nei confronti degli antisemiti, anzi preferisce far trapelare sui giornali che questo scandalo in realtà non esiste, è un complotto ordito dai blairiani, i moderati, assieme ai conservatori. C’è anche un filone di pettegolezzi che attribuisce insofferenza al cancelliere dello Scacchiere ombra, John McDonnell, che starebbe aspettando il momento giusto per lanciare un “takeover organizzato” del partito. Ma il riverbero della “questione antisemita” è molto più ampio di una banale disputa di potere. Uno dei più costanti finanziatori del Labour, David Abrahams, ha ritirato il suo sostegno dicendo che Corbyn ha tradito i valori progressisti e liberali del Labour: “Questa settimana abbiamo visto la perversione della sinistra dura su questi princìpi”.

 

Il leader del partito laburista israeliano, Isaac Herzog, ha scritto a Corbyn definendosi “sconvolto e offeso”. I difensori del corbynismo dicono di essere a loro volta offesi, ribattono che il tradimento è da parte di chi non riconosce la leadership di Corbyn, ma una chiacchierata informale della settimana scorsa con un laburista che spiegava al Foglio che queste elezioni avrebbero mostrato se non la forza di Corbyn almeno “la sua stabilità”, sembra ora superata dai fatti. Il Labour ha un problema “con la sua anima”, scrive il direttore dello Spectator James Forsyth: i Tory stanno gioiosamente approfittando della crisi, ma le fratture laburiste non sono mai state tanto visbili. Pare che i sondaggi siano viziati da dati errati sull’affluenza: se ci dovesse essere una mobilitazione anti Labour, tutto può accadere.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi