Paul Collier, professore di Economia e Politiche pubbliche alla Blavatnik School of Government dell’Università di Oxford

Sull'immigrazione Collier pone quesiti irriverenti a Merkel e Francesco

Maria Antonietta Calabrò
“Le lacrime non bastano”, ha titolato in copertina a tutta pagina il magazine cattolico inglese Catholic Herald

I nostri cuori ci stanno portando fuori strada sulla crisi dei rifugiati”. “Non indurre in tentazione: i leader politici e religiosi dell’Europa devono ricordare questo principio morale fondamentale”. Un approccio totalmente controcorrente rispetto alla melassa retorica che a ben guardare, secondo Paul Collier, è anche il modo più miope ed egoista per gestire il problema dell’immigrazione senza risolverlo, anzi aggravandolo, seppure mettendosi la coscienza a posto con qualche gesto di bontà.

 

“Le lacrime non bastano”, ha titolato in copertina a tutta pagina il magazine cattolico inglese Catholic Herald, proponendo una lunga e articolata analisi di Collier, professore di Economia e Politiche pubbliche alla Blavatnik School of Government dell’Università di Oxford, uno dei massimi esperti mondiali sul problema delle migrazioni e autore dello studio “Exodus”, ritenuto da Robert D. Putnam “una lettura imprescindibile per chiunque voglia approfondire il tema”. L’articolo di Collier sul Catholic Herald critica ad alzo zero le politiche della cancelliera tedesca Angela Merkel e l’impostazione compassionevole dei leader religiosi europei (con tanto di foto dell’incontro di Lesbo tra papa Francesco, il patriarca Bartolomeo e il primate greco Hieronymus). Collier dimostra infatti l’effetto paradossale delle politiche e degli atteggiamenti delle “porte aperte, che hanno spinto (indotto in tentazione) in Europa i più giovani, acculturati e ricchi siriani, lasciando il loro paese privo delle risorse umane necessarie per farlo ripartire non appena la guerra finirà”.

 

“La visita del Papa è stata un’affermazione eloquente della dignità dello spirito umano e della durata universale della coscienza cristiana”, scrive Collier .“La situazione dei milioni di siriani sfollati a causa dei conflitti richiede infatti la nostra generosità di spirito. Ma la generosità non basta: le nostre risposte devono essere fondate sulla ragionevolezza. Il cuore senza testa può portare a risultati poco migliori rispetto alla testa senza cuore. Credo che l’ondata di cuore abbia momentaneamente travolto il lento sforzo della testa: le reazioni cristiane al cospetto dei rifugiati e delle migrazioni sono caratterizzate da una certa confusione morale, e tutto ciò mentre non riescono ad affrontare le necessità reali”. Quali? Innanzitutto quello di garantire sostegno ai paesi vicini che forniscono rifugi sicuri, agli sfollati. “Questo è davvero un requisito fondamentale del diritto internazionale”. Il modello da seguire per Collier è quello della Conferenza di Londra nel mese di febbraio 2016, che il premier Cameron ha ospitato e che ha trovato i miliardi necessari per compensare i governi dei vicini della Siria per la fornitura di rifugio sicuro ai siriani in fuga e un “ministro inglese, e non tedesco, si è recato nei paesi confinanti con i dirigenti d’azienda per vedere cosa è possibile fare per creare posti di lavoro in loco, a cominciare dalla Giordania”.

 

Per Collier inoltre ci sono tre potenti argomenti etici a sostegno delle restrizioni in materia di immigrazione. Il primo è la preoccupazione per gli interessi dei poveri dell’Europa. Gli europei con redditi superiori alla media non hanno – secondo Collier – il diritto morale di sacrificare l’interesse dei loro concittadini più poveri. Inoltre essi non dovrebbero respingere le preoccupazioni dei poveri come semplici sintomi di razzismo. In secondo luogo, il diritto di emigrare da un paese non implica di per sé il diritto di immigrare in qualsiasi altro paese di scelta. Terzo: gli stati nazionali con le loro frontiere “non sono abomini morali, né dinosauri del bigottismo. La probabile alternativa a un sentimento simpatetico per milioni di concittadini non è un sentimento di simpatia per miliardi di essere umani, ma una ritirata nell’individualismo, nell’egoismo e nell’alienazione”. Resta aperta dunque, per Collier, la domanda: “A quale modello allora deve guardare la Chiesa?”. A quello della Merkel o a quello di Cameron? E già chiederselo, sul Catholic Herald, non è poca cosa.