Gli analisti della compagnia americana Stratfor sostengono di avere trovato il compound delle forze speciali francesi in Libia: secondo le foto satellitari, è in un settore chiuso all'interno dell'aer

Operazioni segrete in Libia

Forze speciali e servizi italiani si portano avanti con “il lavoro” a Bengasi

Daniele Raineri
Incontro discreto ieri a Roma con “equivalenti” americani, francesi e inglesi. L’alternativa al grande intervento

Roma. Ieri mattina nel centro di Roma non lontano da via Vittorio Veneto c’è stato un incontro tra comandi militari delle forze speciali e servizi segreti di quattro paesi, Italia, Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, per parlare delle operazioni in corso in Libia – dice al Foglio una fonte militare che preferisce restare anonima. I quattro governi sono i più coinvolti nel piano a lungo termine per stabilizzare la situazione politica nel paese nordafricano e per sradicare lo Stato islamico, e lo sono anche adesso che l’idea di un grande intervento internazionale con la partecipazione di migliaia di soldati come addestratori è congelata. Per il momento il neo-esecutivo libico sponsorizzato dalle Nazioni Unite e guidato dal premier Fayez al Serraj  non ha alcuna intenzione di richiedere una presenza vistosa di stranieri. Resta un secondo e più discreto tipo di intervento, portato avanti in tandem da forze speciali e intelligence – come si può capire dai partecipanti all’incontro romano di ieri. Per l’America c’erano la Cia, la Dia (che è l’agenzia di intelligence della Difesa) e il Jsoc – Joint Special Operations Command – che è il Comando delle forze speciali a cui sono affidate le operazioni  contro il terrorismo. Per esempio, fu questa accoppiata di Jsoc e Cia a incaricarsi dell’operazione che nel 2011 uccise il capo di al Qaida, Osama bin Laden, nel suo rifugio in Pakistan. Oggi si occupa della caccia ai leader dello Stato islamico, incluso Abu Bakr al Baghdadi. Per l’Italia c’era il tandem servizi segreti dell’Aise più incursori del Nono Reggimento d’assalto Col Moschin. Si ricorderà che all’inizio di marzo Corriere della Sera e Sole 24 ore rivelarono che almeno cinquanta operatori del Col Moschin erano in partenza per la Libia, per lavorare insieme con almeno tre squadre dell’intelligence italiana.

 

Forze speciali e servizi italiani sono anche operativi a Bengasi, capitale della parte est del paese, sotto il controllo del governo di Tobruk e dei soldati del generale Khalifa Haftar. Gli italiani operano assieme a francesi, inglesi e americani e si parla di numeri assai ridotti. L’attività di una quindicina di soldati delle forze speciali mandati dalla Francia a Bengasi è stata rivelata il 24 febbraio dal quotidiano Le Monde e poi confermata a Reuters da fonti locali. A fine gennaio il Times di Londra aveva parlato della presenza di militari e uomini dell’intelligence inglesi, americani e francesi nella stessa parte del paese.

 

Il dato politico è importante. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni è stato il primo ad arrivare a Tripoli e a parlare con il premier Serraj. L’Italia gioca una partita anche al capo opposto della Libia, con il governo di Tobruk (entro lunedì il parlamento di Tobruk voterà sull’approvazione o no del governo di Serraj) e schiera una presenza discreta di forze speciali e servizi. Gli italiani non sono impegnati in azione, si limitano a osservare e a parlare con gli interlocutori locali. Tutti i combattimenti sono tra i soldati libici e lo Stato islamico, che è quasi sul punto di abbandonare la città e ha appena perso uno dei suoi punti fortificati, la fabbrica di cemento nel distretto di Hawari. Il sito d’intelligence Stratfor la settimana scorsa ha notato nelle foto satellitari che dentro l’aeroporto Benina di Bengasi c’è un nuovo compound fortificato e chiuso ai libici. Lì sono di stanza i francesi – e probabilmente anche gli italiani.

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)