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Al gran bazaar di Bruxelles

Redazione
Per i migranti Ankara chiede più soldi. La fattibilità del compromesso

Il grande scambio negoziato al vertice di ieri tra i leader europei e la Turchia, a questo punto, è forse l’unico modo per tentare di mettere ordine nella crisi dei rifugiati, che rischia di travolgere la libera circolazione di Schengen e, più in generale, l’Unione europea. Il governo di Recep Tayyip Erdogan ha offerto di riprendersi tutti i migranti irregolari che arriveranno sulle isole greche – siriani, iracheni e afghani compresi – in cambio di altri 3 miliardi di euro di aiuti finanziari (oltre ai 3 miliardi già concordati), un’accelerazione su liberalizzazione dei visti e negoziati di adesione, e un programma di reinsediamento per i rifugiati siriani presenti in Turchia. Nel gran bazaar di Bruxelles, Ankara ha anche chiesto all’Ue di cooperare in uno “sforzo congiunto per istituire aree umanitarie sicure dentro la Siria”. La formula del “grand bargain” – spiega la bozza che il premier Davutoglu ha sottoposto ai leader dei 28, dopo un negoziato ristretto domenica sera con la cancelliera tedesca Merkel e il presidente della Commissione Juncker – si riassume così: “Per ogni siriano riammesso in Turchia dalle isole greche, un altro siriano sarà reinsediato dalla Turchia verso gli stati membri dell’Ue”.

 

Il meccanismo “riammissione in cambio di reinsediamento” è già criticato dall’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu e dalle ong, che si attaccano al legalismo internazionale per lasciare aperta la porta esterna dell’Europa al caos degli ultimi nove mesi. Il piano equivale a un blocco terrestre e navale per impedire l’arrivo dei migranti, ma apre le porte degli ingressi legali per chi – innanzitutto i siriani – ha bisogno di asilo e altre forme di protezione internazionale. Le espulsioni e i respingimenti dalla Grecia alla Turchia dovrebbero indebolire il “fattore calamita”. Grazie a un corridoio aereo umanitario organizzato i profughi siriani non rischierebbero più la vita nel mar Egeo o sulla rotta dei Balcani. Il problema semmai è la fattibilità: se i numeri dei siriani reinsediati in Europa non saranno sufficientemente alti, i migranti continueranno a cercare una strada – magari la rotta Adriatica e quella del Mediterraneo centrale che portano in Italia – per arrivare sul Vecchio continente. Quanto all’Ue costretta ad affidarsi a un Sultano inaffidabile, è il prezzo da pagare per la sua debolezza politica e le sue perenni divisioni.

 

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