Galloway a Gaza nel 2010

Vuoi tagliare teste per l'Isis? Ecco la spedizione terzomondista partita da Londra e diretta a Gaza

Giulio Meotti
Nel 2010 una Overland con attrezzature, tonnellate di merci, cibo e medicinali diretti in Palestina nascondeva tra i suoi membri i boia dello Stato islamico. L'inchiesta del Times

Fu una sorta di Overland terzomondista. Un carico che comprendeva veicoli, attrezzature e cinquecento tonnellate di merci, cibo e medicinali. Ad accompagnarlo oltre trecento attivisti filopalestinesi provenienti da trenta paesi (tante le adesioni anche dall’Italia). Il convoglio lasciò l’Inghilterra, attraversando Francia, Spagna, Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto e, via Rafah, arrivò nella Striscia di Gaza il 7 gennaio 2010, salutato dai capi di Hamas. A guidare la spedizione Ron Kovic, il veterano del Vietnam in sedia a rotelle che ha ispirato il film “Nato il quattro luglio”, e “Gorgeous George” Galloway, il paladino dei diseredati fondatore dell’ente di beneficenza Mariam Appeal (dal nome di una ragazzina irachena “devastata per gli effetti delle sanzioni” contro Saddam), il parlamentare di Bethnal & Green, nel cuore del Londonistan, invischiato nello scandalo dell’Onu “Oil for Food”.

 

I membri di quella spedizione, con a capo la ong Viva Palestina, all’arrivo nella città francese di Vaulx-en-Velin, furono accolti dal sindaco Bernard Genin come eroi, esponendo bandiere palestinesi. Uno dei tanti a omaggiare la carovana delle buone intenzioni antisemite. All’Università di Manchester, per citarne una, i gruppi studenteschi approvarono una mozione: “Tutte le forniture degli edifici che vengono rinnovati devono essere mandate a Gaza attraverso il convoglio di Viva Palestina…”. Dodici ambulanze vennero donate dai vigili del fuoco inglesi della Fire Brigades Union. Dall’America arrivò Cynthia McKinney, democratica della Georgia, prima donna nera eletta al Congresso degli Stati Uniti. Ieri il Times di Londra ha rivelato che ben otto fondamentalisti islamici, compresa la gang di decapitatori dell’Isis dallo smaccato accento british, usarono quel convoglio diretto a Gaza per andare in Siria a combattere. Fra questi fondamentalisti ci sono Jamal al Harith, un ex detenuto di Guantanamo che adesso combatte per il Califfato con moglie e figli; Munir Farooqi, un ex guerrigliero talebano condannato per aver reclutato volontari per l’Afghanistan; due membri dello Shabaab somalo e Alexanda Kotey, il compagno di decapitazioni di “Jihadi John” nei video dello Stato islamico, un cristiano convertito all’islam. Kotey fa parte dei “Beatles”, così chiamati dalla stampa per il loro accento londinese, e ha partecipato all’esecuzione di David Haines e Alan Henning, due degli ostaggi inglesi uccisi dall’Isis con la decapitazione rituale. Di lui facemmo la conoscenza quando segarono la testa del reporter americano James Foley.

 

[**Video_box_2**]Il convoglio della pace delle charities londinesi includeva anche Amin Addala e Reza Afsharzadegan, altri due sodali di Jihadi John. Dopo l’ingresso a Gaza, tutti gli islamisti, i “London Boys”, scomparvero per farsi vivi nuovamente nella ridente Raqqa, in Siria, la capitale dello Stato islamico. In un video ad alta definizione in cui minacciano di tagliare la testa agli infedeli. Cittadini inglesi che decapitano altri cittadini inglesi dopo essere arrivati nel Califfato grazie alla scampagnata organizzata da una ong riconosciuta dal governo di Sua Maestà. Per usare il titolo di un fortunato libro, è davvero la carità che uccide.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.