Papa Francesco (foto LaPresse)

Cosa succede se unisci i puntini del viaggio del Papa in Messico

Eugenio Cau
Oltre Cuba. Dal Chiapas a Ciudad Juárez, le tappe scelte da Francesco sono i centri della cronaca nera e della violenza nel paese.

Roma. La tappa più attesa del prossimo viaggio di Papa Francesco in Messico sarà lo scalo di poche ore organizzato a Cuba venerdì, quando il Pontefice incontrerà il Patriarca di Mosca Kirill. La portata storica dell’incontro ha messo in ombra tutto il resto, e in pochi si sono concentrati sulle tappe successive. Ma dopo Cuba, il Papa ha organizzato il suo viaggio come un tour degli orrori del Messico: sembra che un giornalista d’inchiesta abbia pensato l’agenda di Francesco e abbia deciso di evitare le diocesi più grandi per far tappa nei luoghi più martoriati dalla tragedia e dalla cronaca nera.

 

 

 

Ecatepec. Dopo una prima giornata (sabato 13) passata nella capitale, dove il Papa incontrerà il presidente Enrique Peña Nieto al mattino e al pomeriggio visiterà in un evento probabilmente oceanico il santuario della Madonna di Guadalupe, domenica Francesco sarà a Ecatepec, nella regione chiamata Stato del Messico. Visiterà un ospedale pediatrico, ma si troverà, non a caso, in quello che è stato definito di recente il municipio più violento del Messico, dove il tasso di omicidi ogni centomila abitanti (35,9 nel 2014) è molto maggiore della media già spaventosamente alta del paese. Nello Stato del Messico si affrontano sei diversi cartelli della droga, e conquista terreno la più pericolosa tra le nuove formazioni, il cartello di Jalisco Nueva Generación.

 

Chiapas. Lunedì 15 Francesco volerà nella regione meridionale del Chiapas. Visiterà la capitale amministrativa, Tuxtla Gutiérrez, poi la bellissima San Cristóbal de las Casas, cittadina epicentro dell’insurrezione zapatista dell’inizio degli anni Novanta. Gli uomini del subcomandante Marcos ormai sono una variabile trascurabile, ma nonostante questo la prima visita di un Papa nelle loro terre fa discutere. Il Chiapas è una delle regioni più povere dell’America latina, luogo di partenza delle rotte dei migranti verso gli Stati Uniti e terra di conversione per i missionari evangelici: soltanto poco più del 50 per cento degli abitanti della regione si dice cattolico.

 

[**Video_box_2**]Michoacán. La regione sulla costa del Pacifico è diventata negli ultimi due anni la piazza più contesa per il traffico di droga in Messico. Francesco visiterà martedì la capitale Morelia, meravigliosa città coloniale, ma non lontano, nel porto di Lázaro Cárdenas, i cartelli della droga gestiscono i traffici non solo di stupefacenti, ma perfino dei minerali ferrosi che si estraggono poco lontano. Le cronache della regione negli ultimi anni si sono riempite di notizie di omicidi a volte perfino di massa. Poco più di un anno fa l’esercito federale ha dovuto cingere d’assedio il porto perché i narcos lo avevano conquistato manu militari, e inoltre tenere a bada un esercito di vigilantes straccioni che aveva deciso di farsi giustizia da sé.

 

Ciudad Juárez. La città al confine nord è praticamente il simbolo della guerra al narcotraffico che ha distrutto il paese. Francesco la visiterà mercoledì 17, e troverà una città che non è più la pericolosa del mondo ma è ancora ferita. Celebrerà una messa lungo il confine con gli Stati Uniti, ricordando il dramma dei migranti di tutto il mondo, ma Ciudad Juárez ha visto infinite tragedie. E’ stata l’epicentro delle più sanguinose guerre tra narcos e il luogo dove sono avvenuti fino al 2012 centinaia di omicidi seriali di giovani donne ancora inspiegati. Durante la messa a Juárez, l’organizzazione ha inoltre riservato alcuni posti in prima fila ai genitori dei 43 studenti spariti l’anno scorso ad Ayotzinapa, uno dei più grossi scandali del presidente Peña Nieto: una decisione che potrebbe rivelarsi uno schiaffo al governo.

Di più su questi argomenti:
  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.