Kim Jong-un osserva il lancio di un razzo a lunga gittata (foto LaPresse)

E se la Cina scaricasse Kim Jong-un?

Redazione
Il razzo è un messaggio per Pechino. Seul chiede aiuto all’America

Ventiquattro ore di anticipo. Il regime di Pyongyang ha messo in orbita il suo satellite di osservazione terrestre nella notte tra sabato e domenica, ma aveva avvertito la comunità internazionale che la finestra di lancio sarebbe iniziata l’8, cioè ieri. Si tratta dell’ennesima provocazione da parte della Corea del nord, che un mese fa aveva rivendicato il suo primo test termonucleare. Il programma spaziale nordcoreano è da tempo considerato dagli analisti una copertura per eseguire test di missili balistici, e quello di sabato avrebbe violato lo spazio aereo giapponese (Tokyo aveva già imposto la modifica delle rotte ai suoi aerei di linea). Eppure più che per il Giappone, l’ultimo test missilistico nordcoreano sembra essere un messaggio per la Cina, la mamma che finora ha protetto e difeso Pyongyang – a volte alzando la voce, ma più spesso giustificando la condotta di un figlioccio maleducato. Kim Jong-un ha voluto interrompere i festeggiamenti del Nuovo anno di Xi Jinping, che aveva tentato di dissuaderlo dal lancio del satellite. Conseguenze? Ieri si sono riaperti i colloqui tra America e Corea del sud per l’introduzione, da parte di Seul, del sistema antimissilistico della Lockheed Martin THAAD. Da tempo Pechino tenta di convincere la Corea del sud a non procedere nell’acquisto: sa che un dispiegamento del genere sarebbe usato in chiave anticinese.

 

Secondo un sondaggio su Weibo (poi sparito) perfino l’opinione pubblica cinese è sulla linea aggressiva americana, e non tollera più il lassismo di Pechino con Kim Jong-un. Il campo di battaglia tra le due potenze del Pacifico, Cina e America, è la Corea del nord. Il fatto che si tratti di un campo di battaglia nuclearizzato è ancora più inquietante.

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