Un gruppo di profughi del campo di Grande-Synthe

Le ronde anti cristiani nel “peggior campo profughi di Francia”

Mauro Zanon
Al campo di Grande-Synthe, secondo numerose testimonianze e dichiarazioni degli ufficiali di polizia che sorvegliano il campo, i cristiani sarebbero quotidianamente “martirizzati” dai migranti musulmani

Parigi. E’ considerato il “peggior campo profughi di Francia”, si trova a una quarantina di chilometri da Calais, e al suo interno vivono in condizione sanitarie spaventose quasi tremila migranti.  E’ il campo di Grande-Synthe, situato alle porte di Dunquerque, nella Regione Nord-Pas-de-Calais-Picardie, l’“altra giungla”, come la chiamano gli abitanti del piccolo comune che lo ospita, “peggio di Calais”. “Le associazioni mi dicono che non hanno mai visto niente di simile, nemmeno nei paesi di guerra”, dice sconsolato il sindaco di Grande-Synthe, Damien Carême, “questo campo è disumano”. Si è passati da sessanta a tremila rifugiati nel giro di sei mesi (per la maggior parte sono siriani, iracheni e iraniani), e nonostante le reiterate richieste del sindaco, dal ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, non giungono ancora soluzioni. Ma al di là del problema certamente di primo piano delle condizioni in cui vivono gli abitanti del campo di Grande-Synthe esiste un altro problema, altrettanto scottante, che però è stato trascurato dalla stampa mainstream francese. Al campo di Grande-Synthe c’è chi infatti non è ben accetto, e non per quello che fa, ma per quello che è: i cristiani, che secondo numerose testimonianze e dichiarazioni degli ufficiali di polizia che sorvegliano il campo sarebbero quotidianamente “martirizzati” dai migranti musulmani.

 

La testimonianza più sconvolgente è quella rilasciata da un pastore, Daniel O. (pseudonimo), prima al sito protestante Le Bon Combat (il 18 gennaio) poi, questa settimana, alla rivista Minute. E’ “una testimonianza che fa rabbrividire”, scrive il settimanale francese, che dedica due pagine intere alle crude rivelazioni sulla realtà del campo profughi di Grande-Synthe. “I cristiani iraniani sono costantemente perseguitati dai rifugiati musulmani. Gli stessi pastori della chiesa protestante di Saint-Pol-sur-Mer, che lavorano nel campo, hanno confermato questa situazione”, ha detto Daniel O. a Minute. “Qualche giorno fa, su richiesta dei migranti iraniani, abbiamo organizzato una riunione speciale alla chiesa di Saint-Pol-sur-Mer. Erano venti giovani uomini, attenti e aperti, (…) tre di essi hanno voluto battezzarsi spiegandoci che non era possibile in Iran. In seguito hanno affermato che i cristiani sono malmenati sul sito di Grande-Synthe dove la maggioranza dei migranti è di confessione musulmana: hanno rotto il naso a un giovane cristiano, altri sono stati aggrediti a colpi di coltello”.

 

[**Video_box_2**]In seguito il pastore, interrogato da Minute, esprime la sua collera per il silenzio dei giornali e della politica dinanzi a questa situazione: “Trovo inammissibile che i nostri fratelli (i cristiani d’oriente, ndr) fuggiti dai tagliagole dello Stato islamico siano minacciati a casa nostra senza che nessuno li protegga”. A certificare la situazione drammatica in cui sono costretti a vivere i cristiani nel campo per rifugiati di Grande-Synthe è intervenuto due giorni fa al Figaro David Michaux, delegato nazionale del Crs (polizia antisommossa) del sindacato Unsa-Police, che ha parlato di “spedizioni punitive contro i cristiani”. “I musulmani vogliono espellere i cristiani dal campo”, ha affermato il sindacalista, prima di aggiungere: “Esiste un vero problema tra musulmani e non musulmani”. Una minoranza di rifugiati del campo di Grande-Synthe è cristiana di origine iraniana, conferma Michaux. Per questo, per la loro religione, sono diventati bersaglio principale delle violenze degli islamisti.