Shinzo Abe (foto LaPresse)

L'Abenomics perde pezzi

Redazione
Si dimette il superministro di Abe. I problemi del rilancio giapponese

La cosa su cui il premier giapponese Shinzo Abe ha sempre messo d’accordo tutti è la stabilità. Prima che salisse al governo nel dicembre del 2012, il cambio della guardia al Kantei, il palazzo del potere di Tokyo, era talmente frequente che nemmeno i giapponesi riuscivano a ricordare il nome del primo ministro in carica. Figuriamoci i nomi dei ministri del governo. Quando è stato eletto, Shinzo Abe aveva una maggioranza tale da poter resistere a lungo. E ha puntato tutto sulla personalizzazione – non a caso la strategia economica per far tornare il Giappone a crescere dopo vent’anni di stagnazione porta il suo nome, Abenomics. E’ anche per questo che le dimissioni di ieri del ministro per le Politiche economiche e fiscali, Akira Amari, sono un colpo alla stabilità e alla strategia politica di Abe. Amari ha lasciato dopo una settimana di polemiche legate a uno scoop del settimanale Shukan Bunshun, che ha pubblicato le presunte prove di una tangente pagata da una non specificata ditta di costruzioni. Amari ha detto di aver ricevuto “contributi” dalla società, ha accusato il suo segretario di non aver registrato quel contributo come donazione elettorale e ha detto di essersi dimesso, in sostanza, per un errore del suo staff.

 

In Giappone la legge sui contributi elettorali è rigorosissima, e capita che venga usata strumentalmente per accusare di corruzione qualcuno. Amari è uno dei politici più conosciuti del Partito liberaldemocratico. E’ stato ministro delle Riforme nel 2008, durante il governo di Taro Aso che oggi è l’altro braccio destro di Shinzo Abe. Nel dicembre del 2012 Abe ha nominato Amari ministro per le Politiche economiche e fiscali e ha creato un ministero ad hoc per lui, quello per la Rivitalizzazione economica. Un ruolo strategico di primo piano: Amari è l’uomo che ha negoziato l’adesione di Tokyo al Trans-Pacific Partnership, l’accordo commerciale con l’America che ha creato non pochi problemi al governo giapponese. Il 4 febbraio prossimo, in Nuova Zelanda, avrebbe dovuto firmare il documento ufficiale della costituzione del Tpp. Akira Amari, Taro Aso e Shinzo Abe erano i tre volti del Giappone in crescita. Ora qualcosa si è rotto.

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