La portaerei francese Charles-de-Gaulle (foto LaPresse)

I media francesi concordano: servono gli stivali sul terreno contro lo Stato islamico

Mauro Zanon
Unanimità trasversale dai quotidiani conservatori ai magazine comunisti: i bombardamenti da soli non bastano per distruggere i terroristi

Parigi. Sono partite ieri le prime missioni contro lo Stato islamico in Iraq dei cacciabombardieri francesi Rafale presenti sulla portaerei Charles-de-Gaulle – ufficialmente operativa dopo l’annuncio del ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian. “Abbiamo condotto attacchi su Ramadi e Mosul, in appoggio a truppe di terra locali che stavano avanzando verso le milizie di Daesh (acronimo arabo di Stato islamico, ndr)”, ha detto Pierre de Villiers, capo dello stato maggiore interforze a bordo della Charles-de-Gaulle. Oggi i caccia francesi hanno allargato il loro raggio di tiro alla Siria, distruggendo nella “capitale” jihadista di Raqqa “diverse infrastrutture tra cui un centro di comando, una zona di deposito veicoli e delle officine di manutenzione”, come precisato dal ministro Le Drian.

 

Segnali che la Francia vuole veramente fare sul serio. Ma nonostante un François Hollande determinato come non si era mai visto ad andare fino in fondo nella lotta contro lo Stato islamico, fiancheggiato dal granitico Le Drian che gli osservatori hanno eletto “nouvel homme fort du gouvernement”, la stampa francese pressoché unanime ha scritto oggi che se si vuole fare la guerra bisogna farla bene, e allora non basta il petto in fuori del capo di stato e del suo esecutivo, non bastano i bombardamenti, l’aumento dei Rafale, le operazioni spot dal cielo: ci vogliono anche i “boots on the ground”, punto. Lo dicono da una settimana senza sosta i massimi esperti francesi di sicurezza, così come molti ufficiali dei servizi segreti. E ora lo dice anche la stampa, di destra e di sinistra: bisogna mettere gli stivali sul campo, i bombardamenti non sono sufficienti per “annientare lo Stato islamico”, come ha promesso il ministro della Difesa.

 

Lo ha scritto il Figaro nell’editoriale firmato da Philippe Gélie, “la coalizione deve mobilitare tutte le sue risorse – militari, clandestine, di polizia, finanziarie, tecnologiche, diplomatiche – per colpire forte, da tutte la parti”, ma lo ha messo nero su bianco anche Maud Vergnol del quotidiano comunista L’Humanité, “la questione oggi non è sapere come vincere la guerra, ma come contribuire a mettervi fine. Ciò richiederà un intervento militare che aiuti le truppe locali che si battono sul campo contro l’espansione jihadista”. L’intervento con truppe di terra della “coalition unique” che Hollande cercherà di costituire entro una settimana “dovrà prendere forma nel quadro del diritto internazionale e dell’Onu”, ha specificato l’editorialista de L’Humanité. Bruno Dive del quotidiano Sud-Ouest ha spiegato nel suo editoriale di oggi che “non è sufficiente far sfilare con la Charles-de-Gaulle a largo delle coste siriane. I bombardamenti su Raqqa sono utili, ma insufficienti. Tutti sono consapevoli che bisognerà inviare delle truppe di terra”. Analisi condivisa da Pascal Coquis su Dernières Nouvelles d’Alsace, che va dritto al punto: “Per estirpare il male alla radice, non c’è altra opzione che l’azione via terra (...) o almeno il sostegno attivo delle milizie curde, iraniane o libanesi”.

 

[**Video_box_2**]L’Opinion, per voce di Rémi Godeau, ha salutato l’attivismo del presidente Hollande che per la prima volta “ha fatto della vera diplomazia, senza esclusive, né pregiudizi, ossia senza scartare l’Iran e la Russia, né subordinare tutti i nostri obiettivi a uno solo, la caduta di Bachar el-Assad”. Laurent Marchand di Ouest France, facendo eco all’Opinion, ha sottolineato quanto sia necessario per Hollande non presentarsi solamente come “chef de guerre”, ma anche come diplomatico “perché la Francia deve convincere i suoi interlocutori che non è solo il trauma degli attentati di Parigi che giustifica un sussulto collettivo e un assalto mirato, che non bisogna aspettare un altro attentato o lo sfaldamento totale della Libia per agire.” Agire insieme e mettendoci gli stivali.