L'omaggio alle vittime dell'attentato terroristico a Parigi (foto LaPresse)

Già oltre 1.000 le vittime dello Stato islamico fuori da Iraq e Siria

Maurizio Stefanini

Non solo Parigi. Ecco i numeri del Global Terrorism Index e del New York Times sullo sconfinamento dell'Isis fuori dal focolaio mediorientale.

 

Nel 2014, secondo il Global Terrorism Index curato ogni anno dall’Università del Maryland, lo Stato islamico ha ucciso 6.073 persone, di cui il 44 per cento civili, quasi tutti concentrati in Siria e Iraq: anche gli ostaggi occidentali, lì catturati e uccisi. Ma nel 2015 gli stessi estremisti islamici avrebbero  già ucciso più di 1.000 persone fuori da Iraq e Siria.

 

A fine 2014 si era segnalato il pugnalamento di due poliziotti in Australia, la decapitazione di un francese in Algeria, l’uccisione di tre soldati in Canada, l’agguato mortale a un manager in Danimarca e la presa di 17 ostaggi in un caffé di Sydney. Il 2015 è iniziato il 5 gennaio con 5 morti in un attentato suicida in Araba Saudita, seguito dalle 16 vittime degli attacchi a Charlie Hebdo e all’Hyper Kasher del 7-9 gennaio a Parigi: anche se lì, stando alle rivendicazioni, l’azione è stata a mezzi con al-Qaida. Il 12 gennaio sono decapitati 21 copti egiziani in Libia. Il 27 gennaio 8 morti nell’attacco a un hotel a Tripoli, in Libia. Il 29 gennaio 24 soldati, 6 poliziotti e 14 civili sono uccisi in una serie di attentati nel Sinai.

 

Il New York Times ha appena elaborato, sul suo sito, una mappa interattiva degli attacchi in questione. Si può leggere cliccando qui. Di seguito una lista dei principali eventi delittuosi.

 

Il 3 febbraio, 12 uccisi nell’attacco a un campo petrolifero in Libia. Il 15 febbraio, due morti nell’attacco di Copenaghen e un gruppo di altri copti decapitati Libia. Il 20 febbraio tre auto bomba fanno 40 morti in Libia.

 

Il 18 marzo, gli attacchi ai turisti in visita al Museo del Bardo di Tunisi: 22 morti. Il 20 marzo kamikaze in moschee sciite yemenite fanno 130 morti.

 

Il 2 aprile quattro morti nell’attacco a un posto di blocco in Sinai. L’8 aprile uccisi due poliziotti sauditi. Il 12 aprile uccisi due poliziotti libici. Il 19 aprile massacro di varie decine di cristiani etiopici in Libia. Il 30 aprile è mostrato il video dell’uccisione di 15 soldati yemeniti.

 

Il 22 maggio i kamikaze colpiscono moschee sciite in Arabia Saudita, 21 morti, e nello Yemen, 13 feriti. Il 29 maggio altri tre morti in un’altra moschea saudita.

 

Il 3 giugno in una faida tra jihadisti vengono decapitati 10 Taleban in Afghanistan. Il 5 gugno 2 morti e oltre 100 feriti nell’attentato a una manifestazione curda a Diyarbakir, in Turchia. Il 17 giugno 30 morti per una serie di autobombe nella capitale yemenita Sana. Il 26 giugno altro attacco ai turisti in una spiaggia tunisina: 38 morti.

 

Il primo luglio varie decise di soldati egiziani uccisi in una serie di attacchi in Sinai. L’11 luglio un morto per la bomba al consolato italiano al Cairo. Il 20 luglio un kamikaze uccide 32 persone in Turchia.   

 

Il 7 agosto, 15 morti nell’attentato a una moschea saudita. Il 26 agosto uccisi due poliziotti egiziani in Sinai.

 

Il 2 settembre 20 morti nell’attentato a una moschea nello Yemen. Il 24 settembre altri 25 morti in un’altra moschea yemenita. Il 28 settembre ucciso un italiano in Bangladesh.

 

[**Video_box_2**]A ottobre c’è una brusca accelerazione. 25 morti il 6 nello Yemen. Oltre 100 il 10 ottobre a Ankara. Un morto durante una processione sciita in Bangladesh il 24. 224 morti sull’aereo russo caduto nel Sinai il 31 ottobre.

 

Un poliziotto è stato ucciso in Bangladesh il 4 novembre e quattro in Sinai il 4. Ma sono 43 le vittime dell’attentato a Beirut il 12 novembre. E 129 quelle degli ultimi attentati di Parigi.