I controlli di sicurezza in corso in queste ore all'aeroporto di Sharm el Sheikh (foto LaPresse)

Anche la Russia blocca i voli per Sharm e mette nei guai il turismo egiziano

Luca Gambardella
Col passare delle ore l'ipotesi terroristica per spiegare il disastro aereo dell'A321 è molto più che probabile. E l'industria turistica dell'Egitto, già in crisi, è al collasso.

Dopo la decisione di Londra di sospendere per motivi di sicurezza tutti i voli con il Sinai, oggi anche Mosca ha bloccato i collegamenti aerei con Sharm el Scheikh. Data la prudenza finora ostentata dal Cremlino sull'ipotesi terroristica per spiegare il disastro dell'Airbus 321 diretto a San Pietroburgo e precipitato nel Sinai il 31 ottobre, la decisione di interrompere i voli contribuisce a generare preoccupazione anche tra i turisti che restano in Egitto.

 

Intanto, all'aeroporto di Sharm, le autorità egiziane hanno bloccato a terra otto aerei che dovevano riportare in patria circa 8 mila visitatori britannici. Stamattina i passeggeri avevano già passato i controlli di frontiera e stavano aspettando l'imbarco per tornare a casa. Le autorità non hanno reso note le ragioni della cancellazione e il silenzio generale, oltre all'ansia generata dalla minaccia terroristica dello Stato islamico, hanno contribuito a creare il caos. Il panico generato dal disastro aereo ha messo in difficoltà le forze dell'ordine egiziane che si occupano di mantenere in sicurezza il terminal e i principali hotel di Sharm occupati soprattutto da occidentali. Secondo la Bbc, pur non scartando definitivamente l'ipotesi del guasto tecnico, gli esperti britannici sono sempre più convinti che l'A321 è precipitato per una bomba nascosta tra i bagagli imbarcati e che il responsabile è qualcuno capace di avvicinarsi al velivolo prima del decollo. I controlli di sicurezza all'aeroporto stanno però rallentando le procedure di rientro dei visitatori. Molti di questi, presi dalla paura dopo le nuove rivendicazione dello Stato islamico, hanno abbandonato i propri hotel per anticipare il rientro in patria aumentando la confusione al terminal.

 

Oltre alle migliaia di visitatori britannici attualmente bloccati nella cittadina sul mar Rosso, che conta meno di 80 mila residenti, i turisti russi nel paese sono al momento 40 mila, come riferito da Vladimir Kantorovich, dell'Associazione russa delle agenzie di viaggio.

 

Il governo del Cairo, nel frattempo, resta su una posizione interlocutoria. Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi aveva detto nei giorni scorsi che qualunque ipotesi terroristica era "propaganda". Ma col passare delle ore sembra che al governo non resti molto altro che la speranza, piuttosto che la convinzione, che si sia trattato di un guasto tecnico. Lo ha detto anche oggi Hisham Zaazou, ministro del Turismo egiziano, che ha aggiunto come l'impatto per l'economia del paese potrebbe essere catastrofico e di "sperare che il controllo delle scatole nere possa smentire questa possibilità".

 

I numeri dicono che il turismo è una delle due colonne portanti dell'economia egiziana (l'altra è il Canale di Suez, che nonostante la recente opera di allargamento sta risentendo del calo globale del traffico delle merci su navi cargo). Il settore turistico contribuisce al 13 per cento dell'economia nazionale, secondo un rapporto del Consiglio mondiale per i viaggi e il turismo. Circa il 12 per cento della popolazione attiva è impiegato direttamente o indirettamente nel settore, che da anni è nel pieno di un parabola discendente. Dallo scoppio della primavera araba a oggi, il settore ha già perso 5 milioni di visitatori stranieri ed è passato da 15 a 10 milioni di turisti. Dopo il disastro del Sinai, dicono gli gli operatori egiziani, il trend negativo è destinato a peggiorare. Fra i turisti stranieri che prediligono l'Egitto ci sono i britannici con un milione di visitatori ogni anno; sono secondi solo ai russi che con 2,8 milioni di turisti sono la clientela principale per il settore egiziano.

 


 

Il grafico mostra il crollo del settore turistico negli ultimi anni in Egitto


 

[**Video_box_2**]L'economia nazionale versa già in condizioni preoccupanti. Il calo del prezzo del petrolio ha colpito l'Egitto, ma nel medio termine rischia di limitare l'afflusso di liquidità dai paesi del Golfo che sponsorizzano il governo di Sisi. Per questo motivo, il governo egiziano aveva tentato di rigenerare, anche a livello mediatico, il settore turistico. Giovedì scorso era stato riaperto al pubblico un luogo simbolo per il paese, il Nile Ritz-Carlton del Cairo, l'albergo più lussuoso del paese. Chiuso dai sei anni, era tornato da pochi giorni ad accogliere visitatori. Negli stessi giorni, il ministro Zaazou stava per lanciare la campagna "This is Egypt", un brand che avrebbe dovuto accompagnare un progetto pubblicitario di grande impatto per incoraggiare i turisti a tornare nel paese. Nessuno poteva immaginare che a meno di 24 ore dalla riapertura del Ritz un aereo russo sarebbe precipitato nel Sinai, forse per mano dello Stato islamico.

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.