Migranti al confine tra Austria e Slovenia (foto LaPresse)

L'Austria dà una botta a Schengen

Redazione
Un altro pezzo di Schengen è crollato mercoledì, quando l’Austria ha annunciato la costruzione di una “barriera tecnica” lungo il confine con la Slovenia: non si tratta di “chiudere la frontiera”, ma di “assicurare un ingresso ordinato e controllato” dei migranti, ha detto il ministro dell’Interno.

Un altro pezzo di Schengen è crollato mercoledì, quando l’Austria ha annunciato la costruzione di una “barriera tecnica” lungo il confine con la Slovenia: non si tratta di “chiudere la frontiera”, ma di “assicurare un ingresso ordinato e controllato” dei migranti, ha detto il ministro dell’Interno, Johanna Mikl Leitner. Ma ormai è chiaro che l’Europa senza frontiere di Schengen rischia di cadere da un momento all’altro sotto il peso della crisi dei rifugiati in cammino sulla rotta dei Balcani per raggiungere la Germania. Da settembre, invocando circostanze eccezionali, diversi governi hanno introdotto controlli temporanei alle frontiere. A inizio novembre dovranno decidere se trasformarli in semi-permanenti, in violazione delle regole e dello spirito di Schengen. L’Ungheria di Vitkor Orban è stata criticata per aver eretto muri ai confini con la Croazia (membro dell’Ue ma fuori da Schengen) e la Serbia (candidato all’adesione). Ma la decisione del governo austriaco, guidato dal socialista Werner Faymann, è più grave dei reticolati di Orban: quella dell’Austria sarebbe la prima barriera fisica tra due paesi membri dell’area Schengen.

 

Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha telefonato a Faymann per convincerlo a una marcia indietro. Ma la sua strategia per affrontare la crisi si sta dimostrando totalmente inadeguata. La Commissione non era stata informata, malgrado, l’impegno assunto da Vienna domenica in un vertice dei paesi sulla rotta dei Balcani, di non adottare decisioni unilaterali. Anche la Slovenia è pronta a costruire una barriera ai confini con la Croazia, con il rischio di innescare un effetto domino che potrebbe spingere i migranti a dirigersi in Albania per imbarcarsi verso l’Italia. L’Orbanizzazione dell’Ue è in marcia e tocca ad Angela Merkel fermarla. La cancelliera vuole assumersi fino in fondo la responsabilità della politica della porta aperta ai rifugiati siriani. Per rifondare Dublino, che rappresentava l’unica barriera giuridica su cui si reggeva Schengen, ci vorrà tempo. Nell’emergenza Merkel può inviare i suoi soldati in Grecia a riprendere il controllo delle frontiere esterne di Schengen e organizzare direttamente il trasferimento dei rifugiati in Germania senza che travolgano il resto dell’Ue e il successo della libera circolazione.