Una manifestante porge un mazzo di fiori davanti ai poliziotti schierati ad Ankara, il giorno dopo l'attentato (foto LaPresse)

Proteste contro il governo ad Ankara dopo l'attentato al corteo pacifista

Redazione
I manifestanti per le strade della capitale accusano le autorità di gravi responsabilità per l'attacco di sabato. Le autorità negano e secondo i media ci sarebbe già un sospettato.

Domenica migliaia di persone hanno manifestato contro il governo turco di Recep Tayyp Erdogan in una piazza del centro di Ankara. Ci sono stati attimi di tensione perché la folla voleva portare mazzi di tulipani nel luogo dell'esplosione che sabato ha ucciso 128 persone e ferito altri 500 manifestanti durante un corteo per la pace. La polizia ha impedito l'accesso alla piazza alimentando la rabbia dei manifestanti che hanno accusato governo e forze di sicurezza di aver fallito nekl garantire la sicurezza e di essere responsabili della strage. Le autorità hanno smentito le accuse e il primo ministro Ahmet Davutoglu ha dichiarato di aver ricevuto rapporti dall'intelligence all'inizio della settimana in merito a possibili attacchi e di aver arrestato alcuni sospettati. La stampa turca riferisce che uno dei due kamikaze sarebbe stato identificato. Si tratta di un uomo di 20/25 anni. Il giornale Haberturk riporta che la polizia turca sospetta che uno dei due attentatori possa essere il fratello più grande dell'attentatore suicida di Suruc al confine con la Siria, dove il 20 luglio scorso morirono 34 persone. Nessun gruppo armato ha rivendicato finora l'attentato ma il governo sospetta del Pkk, dello Stato islamico e di movimenti armati dell'estrema sinistra.

 

Da luglio, gli scontri tra la polizia e il Pkk hanno causato oltre 150 morti, molti dei quali poliziotti e militari. Il tutto mentre il governo turco ha accordato l'utilizzo delle sue basi militari alla coalizione internazionale per il lancio di attacchi aerei contro lo Stato islamico. Ad alimentare le tensioni ci sono anche le elezioni parlamentari previste per il prossimo 1° novembre: il partito curdo dell'Hdp rappresenta la minaccia maggiore per l'Akp di Erdogan, dopo che le elezioni precedenti hanno imopedito al partito del presidente di ottenere la maggioranza assoluta al Parlamento. Ciò che si teme in particolare è la capacità del governo di mantenere la sicurezza da qui alle elezioni. 

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