A dieci anni delle vignette su Maometto Copenaghen dimostra come è difficile parlare di islam in Europa

Giulio Meotti
Il Christiansborg, il grande castello di Copenaghen sede del Parlamento danese, cui le caligini nordiche hanno dato una magnifica patina buia, oggi ospiterà un evento unico nella sua storia. Un convegno per il decimo anniversario dalla pubblicazione, sul quotidiano danese Jyllands-Posten, delle vignette sul profeta

Roma. Il Christiansborg, il grande castello di Copenaghen sede del Parlamento danese, cui le caligini nordiche hanno dato una magnifica patina buia, oggi ospiterà un evento unico nella sua storia. Un convegno per il decimo anniversario dalla pubblicazione, sul quotidiano danese Jyllands-Posten, delle vignette su Maometto. L’idea è nata dopo l’attentato dello scorso febbraio a un bar della capitale, il Krudttonden, dove era in corso un dibattito su “Arte, blasfemia e libertà d’espressione” in ricordo della strage a Charlie Hebdo. Nel caffé c’era il disegnatore Lars Vilks, uno degli autori delle cosiddette “vignette blasfeme”, e rimase ucciso un regista, Finn Noergaard. La Free Press Society da allora ha cercato una sede adatta per il convegno. Ma, una dopo l’altra, sale per convegni e conferenze si sono tirate indietro. Troppo pericoloso. “Il motivo per cui la Free Press Society ha scelto il Parlamento è che molti partecipanti convivono con le minacce di morte”, ha dichiarato Aia Fog, vicepresidente dell’associazione.

 

“E’ ironico poi che il Parlamento danese abbia accettato di ospitare la conferenza soltanto se fosse avvenuta in un fine settimana. Nei giorni feriali, il rischio era considerato troppo elevato”. Due anni fa, il direttore della Free Press Society, Lars Hedegaard, era rimasto miracolosamente illeso dopo aver subìto un agguato da parte di un islamista che lo aveva avvicinato vestito da postino e gli aveva sparato mirando alla testa, ma mancando il bersaglio, di fronte alla sua casa in un quartiere borghese di Copenaghen. Hedegaard ha vissuto in clandestinità per alcune settimane e da allora è protetto dalla polizia. Alla conferenza di oggi parteciperà Vebjoern Selbekk, il direttore del periodico norvegese Magazinet che scelse di ripubblicare le vignette e da allora vive sotto scorta. Doveva esserci anche Flemming Rose, il giornalista del Jyllands-Posten che decise di testare la tenuta della libertà d’espressione in Danimarca ordinando di pubblicare le vignette. Ma Rose all’ultimo momento si è tirato indietro. Dall’Inghilterra è arrivato Douglas Murray, editorialista dello Spectator e vicepresidente della Henry Jackson Society. “Ciò che accadde dieci anni fa con la crisi delle vignette continua ad avere profonde implicazioni sull’Europa”, dice al Foglio Murray da Copenaghen.

 

[**Video_box_2**]“La libertà di espressione di tutti oggi è a rischio. Il fatto che questo incontro avvenga all’interno del Parlamento, in quanto sede più facilmente protetta di altre, indica il prezzo che dobbiamo pagare per poter esercitare quella libertà. Avevamo grande libertà di pensiero in Europa. Oggi non è più così sull’islam. Non soltanto il terrorismo ha dettato i termini del dibattito, ma le stesse élite occidentali hanno capitolato. E’ come all’epoca della Guerra fredda, quando i dissidenti anticomunisti venivano biasimati in quanto ‘anticomunisti prematuri’. Oggi si dice lo stesso di Ayaan Hirsi Ali e di Charlie Hebdo, si dice che sono troppo eccessivi, troppo rudi”. Ma ormai Europa e oriente sono un unico terreno di caccia. Il gruppo islamista che in Bangladesh ha ucciso quattro blogger laici dall’inizio dell’anno, due giorni fa ha diffuso una “hit list” in cui compaiono anche nove blogger inglesi, tedeschi e svedesi.

 

Appena arrivato all’hotel, Murray si è sentito chiedere dalla reception: “Vuole gentilmente scrivere qui il nome che vuole usare e qui invece il suo vero nome?”. Una certa segretezza era necessaria. Era arrivato in una capitale europea a parlare di islam.

 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.