Alexis Tsipras (foto LaPresse)

Buoni motivi per dubitare della svolta forzata di Tsipras in Grecia

David Carretta
Maestro della tattica politica, malgrado il trionfo nelle elezioni di domenica, il premier greco non è ancora riuscito a convincere i creditori internazionali e gli osservatori più attenti delle vicende elleniche.

Bruxelles. Maestro della tattica politica, malgrado il trionfo nelle elezioni di domenica in Grecia, Alexis Tsipras non è ancora riuscito a convincere i creditori internazionali e gli osservatori più attenti delle vicende elleniche che si è davvero convertito al realismo pro europeo per il bene del suo paese. Tra le righe dei messaggi di felicitazioni e nei giudizi di analisti e agenzie di rating emergono profondi segnali di sfiducia nei confronti del leader di Syriza che, dopo aver trascinato la Grecia sulla porta di uscita dall’euro, ieri sera è tornato a occupare il posto di premier del paese più scassato della zona euro. Il risultato è senza appello: 35,47 per cento dei voti contro il 28,09 per cento dei conservatori di Nuova Democrazia, che i sondaggi davano testa a testa con Syriza. Almeno in teoria, Tsipras avrebbe un mandato popolare forte per attuare il memorandum firmato con i creditori europei in cambio di 86 miliardi di aiuti e la legittimità di una svolta in stile “Patto del Nazareno”. Del resto, gli ottimisti hanno interpretato l’esito del voto come l’archiviazione definitiva del referendum del 5 luglio con cui i greci avevano detto “Oxi” (“No”) alle riforme e alle misure di austerità chieste dai creditori. “Ho fiducia nel futuro della Grecia: i tre quarti dei votanti sostengono le riforme economiche e sociali”, ha scritto su Twitter il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici. Peccato che la prima decisione di Tsipras sia stata di confermare l’alleanza con la destra populista e nazionalista dei Greci Indipendenti guidati da Panos Kammenos, invece di formare una maggioranza inscalfibile con i partiti pro europei. Non basta firmare un memorandum per trasformarsi in un Matteo Renzi. Tsipras assomiglia più a un Pippo Civati convertito.

 

Il presidente dell’Europarlamento, Martin Schulz, ha raccontato a una radio francese di essersi quasi lasciato fregare da Tsipras sui Greci Indipendenti. Dopo una prima telefonata di congratulazioni, “lo ho chiamato una seconda volta per chiedergli perché continuava una coalizione con questo strano partito di estrema destra”, ha spiegato Schulz: Tsipras “non ha risposto veramente. E’ molto abile, in particolare al telefono. Mi ha detto cose che sembravano convincenti, ma che alla fine ai miei occhi sono un po’ bizzarre”. Contrariamente a Schulz, gli elettori greci si sono lasciati ipnotizzare dalla retorica populista. In campagna elettorale Tsipras non ha rinnegato nulla (al massimo ha ammesso l’errore Varoufakis), né si è assunto la piena responsabilità delle riforme e delle misure di austerità che il suo governo dovrà mettere in pratica nelle prossime settimane. Anche se è stata epurata la frangia anti euro, Syriza rimane ostile al memorandum e all’Europa, che nei suoi sette mesi di governo ha brillato per incompetenza e inazione. I Greci Indipendenti restano i rappresentanti di armatori e militari. Tsipras ha trascorso una parte della notte di domenica a ritwittare i messaggi di congratulazioni della sinistra populista europea: Gerry Adams del Sinn Féin irlandese, Pierre Laurent del Partito comunista francese, un comunicato di “L’Altra Europa”, oltre all’immancabile Pablo Iglesias di Podemos. Il leader di Syriza preferisce continuare a schiacciare il grilletto anti sistema, anti capitalista e anti europeo, invece di spiegare ai greci ciò che li attende.

 

[**Video_box_2**]Lo ha notato anche l’agenzia di notazione Fitch: per quanto convincente, la vittoria di Tsipras è “neutrale” dal punto di vista del rating, mentre i rischi per programma di salvataggio “rimangono alti”. Per Fitch, “la retorica politica contiene ancora elementi di anti austerità”, il nuovo governo sostiene le riforme “meno che a malincuore” e “la sua posizione negoziale rimane imprevedibile”. Il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker (il boss di Moscovici) ha ricordato a Tsipras i compiti a casa: “La Grecia ora ha bisogno di ampio consenso tra i partiti, stabilità istituzionale e attuazione rapida delle riforme in modo che la fiducia possa tornare sia tra il popolo greco sia nei confronti dell’economia greca”. Secondo la cancelliera Angela Merkel, il memorandum “resta integralmente valido, anche dopo un’elezione, anche con un nuovo governo”, come ha spiegato il suo portavoce. Anche se la maggioranza Tsipras è di soli 5 seggi, il problema non è tanto il passaggio in Parlamento del memorandum, ma l’effettiva attuazione da parte dell’esecutivo Tsipras: “la parte difficile è trovare ministri che possano implementare” le riforme, ha spiegato Hugo Dixon, analista di Reuters. Syriza è contraria a gran parte delle misure chieste dai creditori, come l’età pensionabile a 67 anni, la liberalizzazione del mercato del lavoro, la riforma della Pubblica amministrazione, l’aumento delle tasse per gli agricoltori. Ora il premier greco ha tutti i poteri. Ma “la grande questione è se Alexis Tsipras ha la volontà e la competenza”, ha scritto Dixon. Altrimenti, “la sua vittoria potrebbe presto trasformarsi in disastro”.

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