La cancelliera tedesca Angela Merkel

La "svolta" di Merkel sugli immigrati? Bastava leggere le analisi della stampa tedesca

Marco Cecchini
A quale Germania dobbiamo credere? A quella che con Angela Merkel ha stupito il mondo, aprendo di colpo le porte ai migranti e mettendosi alla testa del partito della solidarietà internazionale? O a quella che con la stessa Angela Merkel ristabilisce i controlli alle frontiere con i paesi vicini?

A quale Germania dobbiamo credere? A quella che con Angela Merkel ha stupito il mondo, aprendo di colpo le porte ai migranti e mettendosi alla testa del partito della solidarietà internazionale? O a quella che con la stessa Angela Merkel ristabilisce i controlli alle frontiere con i paesi vicini, invocando la sospensione di Schengen per ragioni eccezionali? O ancora a quella Germania che ha gridato Volksverraeterin (traditrice del popolo) alla cancelliera in visita al campo profughi di Heidenau? O a quella che, secondo i dati ufficiali, ha messo a segno nel corso del 2015 336 assalti (oltre 2 al giorno) a campi profughi e strutture in qualche modo legate a stranieri residenti? Francia e Italia con il resto dell’Europa occidentale hanno accolto con entusiasmo la scelta a sorpresa della leader tedesca. I media vi hanno letto, ora il suo passaggio al rango di statista, ora l’altra faccia della medaglia, quella solidale (la prima essendo il rigore), della concezione ordoliberale che caratterizza la visione della società nella Germania postbellica, ora la presa di coscienza seguita alla pubblicazione della foto del bimbo siriano morto sulla spiaggia di Bodrum.

 

Tuttavia un’analisi più ponderata, e che oggi risulta più realistica, è stata quella apparsa su buona parte della deutsche presse la scorsa settimana. Qualche giorno fa il londinese Guardian in una analisi comparata di come la stampa britannica e quella tedesca affrontano il tema epocale delle migrazioni ha riconosciuto la sobrietà e l'equilibrio di quest’ultima che pur con qualche critica si è sostanzialmente allineata alla nuova impostazione compassionevole della cancelliera ex di ferro. Perfino la Bild, quotidiano di destra con posizioni parapopuliste, non fa eccezione. Dopo la svolta di Merkel, ha pubblicato in prima pagina una foto di due profughi bambini accompagnata da un titolo a caratteri cubitali “Wir helfen” (noi li aiutiamo). E il suo caporedattore Julian Reichelt, che non aveva esitato a schierarsi a favore della Grexit, ha accusato il premier britannico di “ignavia” per avere accettato poco meno di 200 profughi nell’intero corso del 2015. Ma quelle 336 aggressioni a stranieri, tra l’altro concentrate prevalentemente nei Laender dell’Est dove è allocato solo il 16 per cento dei rifugiati, non possono essere ignorate.

 

[**Video_box_2**]Secondo la Suddeutsche Zeitung è proprio la preoccupazione per l’ostilità crescente verso gli immigrati della Germania profonda ad avere spinto la cancelliera a lanciare il cuore oltre l’ostacolo, ma “occorre più fermezza nel punire le aggressioni”. In un editoriale Der Spiegel si è chiesto quanto potrà durare il clima di positiva accoglienza verso i rifugiati oggi esistente nel paese. Anche perché, ricorda il settimanale, l’atteggiamento tedesco verso gli stranieri non è sempre stato di apertura. Non lo fu per esempio nei confronti dell’immigrazione italiana, turca e spagnola negli anni ’50 e non lo fu neppure verso i profughi dell’Est all’epoca del Muro. Lo Spiegel ricorda soprattutto che nei primi anni ’90, dopo gli incendi alle case dei turchi a Molin e Solingen a opera dei gruppi xenofobi, fu varata su impulso del cancelliere Kohl una durissima legge antimmigrazione rimasta in vigore oltre dieci anni fino all’abolizione nel 2005. La sua cancellazione, secondo lo Spiegel, è stata ispirata da “pragmatismo politico”, lo stesso che è oggi alla base della “svolta” merkeliana. La Germania in altre parole ha visto con anticipo allora e vede lucidamente oggi le opportunità legate all’immigrazione per una società che invecchia velocemente come quella tedesca: “L’immigrazione è un problema, ma anche una chance. Ci obbliga ad essere più aperti, generosi e anche un po’ caotici, ma rinunciare alle conoscenze alle competenze e al bagaglio formativo degli immigrati sarebbe uno spreco di risorse”, scrive lo Spiegel. Questa considerazione di opportunità, sottolineata in realtà da tutta la stampa tedesca, non sminuisce ovviamente l’enorme significato della scelta di apertura fatta dalla cancelliera: ancora una volta la leadership della Germania, come per le riforme economiche strutturali varate all’inizio di questo secolo, dimostra di avere lo sguardo lungo e una chiara visione dei fenomeni sociali e degli interessi in campo. Ma essa fa un po’ giustizia della retorica sulle basi ordoliberali e solidaristiche della scelta.  All’interrogativo sulla tenuta del clima di positiva accoglienza verso gli immigrati posto dallo Spiegel, Die Welt, che appoggia Merkel anche se ne critica il ritardo nell’affrontare il tema dei rifugiati, un po’ ottimisticamente risponde che la scommessa ha “buone chance di vittoria”. I prossimi mesi diranno chi ha ragione, ma  la nuova cultura della ospitalità tedesca ha tutta l’aria di essere messa a dura prova.