Il premier inglese David Cameron (foto LaPresse)

Cameron annuncia altre leggi pesanti per frenare (un po') l'immigrazione

David Carretta
Arriva l’aggiornamento sul numero di stranieri, forse è record. Il premier corre ai ripari. Nell’Immigration Bill il pugno duro sarà usato contro alcuni settori attorno a cui ruotano i migranti, siano essi economici o rifugiati a cui è stata rigettata la richiesta di asilo.

Bruxelles. Questa mattina l’opinione pubblica britannica potrebbe scoprire che un numero record di stranieri si è installato nel Regno Unito negli ultimi sei mesi e che, se le anticipazioni pubblicate ieri dal Telegraph sono corrette, il numero di stranieri residenti in territorio britannico ammonta alla cifra record di otto milioni. Così il governo di David Cameron è corso preventivamente ai ripari annunciando che nell’Immigration bill sarà introdotta una nuova misura volta a scoraggiare ogni forma di immigrazione: fino a sei mesi di carcere per gli immigrati illegali presenti sul territorio di Inghilterra e Galles. Il progetto di legge sarà presentato alla Camera dei Comuni in autunno, ma contorni e obiettivi ormai sono chiari. Non ci sarà solo l’introduzione del reato di immigrazione clandestina. Anche gli stipendi degli irregolari saranno sequestrati. Il pugno duro sarà usato contro alcuni settori attorno a cui ruotano gli immigrati, siano essi economici o rifugiati a cui è stata rigettata la richiesta di asilo. Ristoranti cinesi e indiani, take away e negozietti aperti 24 ore su 24 si vedranno ritirare le licenze e infliggere pesanti multe, se scoperti a impiegare personale non regolare. I datori di lavoro che hanno assunto clandestini rischieranno fino a cinque anni di carcere. Le imprese dovranno dimostrare di aver condotto approfondite verifiche sulla regolarità del personale straniero assunto. Il governo “continuerà a reprimere gli abusi”, ha detto il ministro per l’Immigrazione, James Brokenshire.

 

Nei sogni di Cameron queste e altre misure svelate a inizio agosto, quando era scoppiata l’emergenza Calais, dovrebbero fare in modo che l’attuale “pull factor” del Regno Unito (la sua crescita economica che funge da calamita per gli immigrati) sia compensato da un più efficace apparato repressivo che scoraggi l’immigrazione e spinga i clandestini ad andarsene. Gli immigrati che guardano al Regno Unito come a un paese “morbido, farebbero bene a ripensarci: se sei qui illegalmente, agiremo per impedirti di lavorare, affittare un appartamento, aprire un conto in banca o guidare un’auto”, ha spiegato Brokenshire. Tra le altre cose, l’Immigration bill conterrà norme contro i proprietari di case e appartamenti che affittano a clandestini. Appena il ministero dell’Interno comunicherà il rigetto di una domanda di asilo, il proprietario sarà costretto a interrompere l’affitto, anche senza passare davanti a un tribunale. I proprietari di immobili dovranno svolgere controlli sulla regolarità della presenza sul territorio britannico dei potenziali affittuari. Chi non butterà fuori di casa gli irregolari rischierà cinque anni di carcere e finirà in una black list.

 

[**Video_box_2**]I dati che saranno pubblicati oggi sul numero di stranieri entrati nel Regno Unito rischiano di essere molto più controversi per Cameron delle immagini di Calais e delle poche migliaia di migranti che sono riusciti ad attraversare l’Eurotunnel sotto la Manica. Dopo le elezioni di maggio, nelle quali il partito antimmigrazione dell’Ukip ha ottenuto un risultato storico, Cameron aveva promesso di fare del Regno Unito “un luogo meno attrattivo”. A luglio il ministro dell’Interno, Theresa May, ha ribadito l’impegno di tagliare il tasso netto di migrazione (la differenza tra immigrati ed emigrati) sotto le 100 mila unità. Ma a giudicare dagli ultimi dati sta accadendo esattamente il contrario: la migrazione netta lo scorso anno è stata di 318 mila unità, 2 mila in meno del record del 2005, quando il governo laburista aprì le porte ai lavoratori dell’Europa dell’est. Di fronte a questi numeri, Londra predica la linea dura a livello europeo. Ma, secondo alcuni analisti, il “pull factor” economico rimarrà più forte delle misure di Cameron. Non è un caso se, dentro il governo, ancora si discute se usare il pugno duro anche nei settori a forte occupazione di immigrati che sono giudicati indispensabili per l’economia britannica, come le costruzioni edilizie, la cura degli anziani, le imprese di pulizia e le società di taxi.

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