Il poster di Hisham Ashmawy pubblicato dallo Stato islamico

Lo Stato islamico tradisce online l'uomo più ricercato d'Egitto

Daniele Raineri
Il governo egiziano e lo Stato islamico cercano un terrorista che ha disertato dalle Forze speciali e dal Califfato. Il gruppo estremista mette in pubblico queste informazioni perché lo vuole morto, come specificano due scritte in inglese e arabo.

Roma. Il 18 agosto lo Stato islamico in Libia ha messo su internet la foto e una biografia di un ricercato che si chiama Hisham Ashmawy e usa come secondo nome Abu Omar al Muhajir. Il gruppo estremista mette in pubblico queste informazioni perché lo vuole morto, come specificano due scritte in inglese e arabo.

 

Ashmawy è l’uomo più ricercato in Egitto perché è considerato il responsabile dell’attacco esplosivo che il 29 giugno ha ucciso il procuratore generale del Cairo, Hisham Barakat, in pieno giorno. Ora anche grazie alle informazioni condivise dallo Stato islamico è possibile ricostruire a ricostruire la sua identità e le sue gesta. E’ un ex ufficiale delle Forze speciali egiziane che ha disertato al tempo del presidente Hosni Mubarak, quindi prima della rivoluzione di piazza Tahrir, e poi nel 2012 è andato a combattere in Siria assieme allo Stato islamico con la prima ondata di volontari – come testimonia anche il nome molto comune che s’è preso, al Muhajir, che vuol dire “il migrante”. E’ tornato in Egitto per unirsi al gruppo Ansar Bayt al Maqdis nella penisola del Sinai, che è lo stesso gruppo che l’anno scorso a novembre ha giurato lealtà allo Stato islamico e si è cambiato il nome in Provincia del Sinai. Ashmawy ha lasciato il gruppo nel 2014 ed è andato in Libia dove comanda una fazione che si è data il nome di al Murabitoun – che in arabo è il nome delle sentinelle che fanno la guardia al confine del territorio islamico (in Italia chi si chiama Morabito dovrebbe saperlo: il cognome viene da lì).

 

Lo Stato islamico sparge su internet le informazioni perché vuole punire la diserzione di Ashmawy e perché l’uomo ha guidato i gruppi islamisti che a metà giugno hanno cacciato in una settimana di combattimenti lo Stato islamico da Derna, città sulla costa libica. Speculazione: la reazione militare coronata da successo contro i baghdadisti è successa anche grazie alla esperienza di Ashmawy  nelle forze speciali. La settimana scorsa a Sirte è scoppiato un tentativo di rivolta simile, ma lo Stato islamico lo ha soffocato con violenza estrema. Nella lotta internazionale tra al Qaida e lo Stato islamico, Ashmawy è il comandante del fronte al Qaida in Egitto e Libia (con l’aggravante, per i rivali, che un tempo era uno dei loro).

 

Da settimane lo Stato islamico sta mettendo su internet decine di questi poster con foto e informazioni sui rivali che vuole morti in Libia. E’ una lista che comprende nomi ovvi e altri irrilevanti e funziona anche come una dichiarazione di linea  politica che divide i gruppi tollerati da quelli che sono ormai condannati – secondo la visione delle cose del gruppo.

 

Uno dei commentatori jihadisti più seguiti su Twitter (è inutile dare il nome, tanto il suo account sparisce e riappare con un nome diverso nello spazio di una notte) commenta così questa trovata dello Stato islamico di seminare in pubblico informazioni sui rivali: “Se l’avessimo fatto noi [di al Qaida] ci accuserebbero di essere dei rinnegati e degli apostati, perché staremmo facendo oggettivamente il gioco della Cia”. Nel caso di Ashmawy il sospetto è fondato. Il poster dice che l’uomo ha guidato la rivolta a Derna a giugno e quindi ne rivela la posizione. Quest’anno il governo americano non ha esitato a lanciare già due bombardamenti in Libia per colpire leader importanti – e anche il governo egiziano è senz’altro interessato a trovare il responsabile dell’attentato contro Barakat. Inoltre i jet egiziani hanno già colpito Derna a febbraio, per punire lo Stato islamico (che allora era dominante in quella città) dopo il video della decapitazione dei ventuno copti egiziani. Il video è stato girato sulla spiaggia di Sirte, ma il Cairo mandò i bombardieri su Derna – che è centinaia di chilometri più a est – perché lì aveva informazioni migliori.

 

Autobomba mattutina al Cairo
Il fatto che Ashmawy abbia organizzato una rivolta contro lo Stato islamico in Libia nelle prime due settimane di luglio e due settimane dopo abbia ordinato il più grave attentato al Cairo negli ultimi decenni conferma almeno due fatti: l’Egitto non è esposto soltanto alla minaccia dello Stato islamico, ma anche a nuovi gruppi che si dichiarano di al Qaida; e la Libia è una terra di nessuno che concede una grande libertà d’azione a chi vuole aggredire i paesi vicini (vedi i due grandi attentati dei mesi scorsi in Tunisia, rivendicati dallo Stato islamico).

 

[**Video_box_2**]Ashmawy ha fatto parte delle frange islamiste clandestine che si nascono all’interno dell’esercito egiziano e hanno fatto la storia del terrorismo nel paese, a partire dall’omicidio del presidente Anwar Sadat – ucciso da un drappello di militari islamisti durante una parata al Cairo. Questa settimana una corte militare ha condannato alla prigione 26 ufficiali islamisti che erano stati arrestati alla fine di maggio con l’accusa di voler creare una cellula dei Fratelli musulmani dentro l’esercito e di voler organizzare un golpe contro il presidente Abdel Fattah al Sisi. Non sono usciti altri dettagli perché le informazioni sono accuratamente controllate dal governo.

 

Ieri mattina lo Stato islamico in Egitto ha rivendicato un attentato esplosivo contro un edificio delle forze di sicurezza al Cairo. Lo scoppio ha ferito trenta poliziotti e il modo scelto per colpire ricorda l’attentato al consolato italiano il mese scorso: la bomba era dentro un’auto parcheggiata, non c’è stato un attacco suicida ed è tutto avvenuto prima dell’alba, per ridurre le chance di colpire passanti.

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)