Perché tira una brutta aria al confine tra la Corea del nord e la Corea del sud

Giulia Pompili
Alle 15:52 ora locale (quasi le 9 di questa mattina in Italia) i radar sudcoreani hanno individuato quello che sembrerebbe essere un missile a corto raggio lanciato da territorio nordcoreano verso la struttura militare sudcoreana stanziata nella contea di Yeoncheon, una sessantina di chilometri nord-est di Seul, in prossimità del 38° parallelo.

Alle 15:52 ora locale (quasi le 9 di questa mattina in Italia) i radar sudcoreani hanno individuato quello che sembrerebbe essere un missile a corto raggio lanciato da territorio nordocoreano verso la struttura militare sudcoreana stanziata nella contea di Yeoncheon, una sessantina di chilometri nord-est di Seul, in prossimità del 38° parallelo. Il missile è caduto in una zona montuosa. Secondo il ministero della Difesa di Seul – che ancora sta analizzando la traiettoria balistica del missile – non risulterebbero feriti o danni. La Corea del sud non ha risposto al fuoco immediatamente. Poco più di un’ora dopo l’esercito sudocoreano ha sparato una dozzina di proiettili d'artiglieria da 155 millimetri in direzione del presunto luogo di lancio del missile nordcoreano. Seul ha stabilito poi l’evacuazione di cento persone che abitano le zone limitrofe. L’indicatore d’allerta Jindogae, che l’intelligence sudcoreana usa per misurare il livello di guardia con i vicini del nord, è stato alzato al livello 1, quello in cui non si esclude nulla, neppure l’ipotesi di attacco imminente da parte del Nord.

 




 

Agosto è il periodo in cui ogni anno il livello di tensione tra i due paesi – ancora tecnicamente in guerra perché nel 1953 il conflitto si risolse con un armistizio. Il 4 agosto scorso tre mine antiuomo sono esplose nella parte sudcoreana della DMZ (la Korean Demilitarized Zone, 250 chilometri di lunghezza, 4 chilometri in media di profondità, l’area più militarizzata del mondo che divide il nord con il sud lungo il 38° parallelo). Due soldati sudcoreani hanno subìto gravi ferite alle gambe. Il ministero della Difesa di Seul aveva detto che c’erano evidenti prove che a piazzare le mine antiuomo proprio lì sarebbero stati nottetempo dei soldati nordcoreani – violando, secondo le Nazioni unite, sia i confini territoriali che l’armistizio del ’53. Per ritorsione, la Corea del sud ha deciso di riattivare gli altoparlanti che erano spenti dal 2004 e che, sempre lungo il confine, diffondono messaggi propagandistici contro Pyongyang. Una guerra psicologica e di nervi, alla quale la Corea del Nord ha risposto dichiarando di essere pronta a “distruggere” gli strumenti di propaganda del Sud (era già successo a ottobre, quando dei palloncini lanciati dal sud al nord con messaggi di pace avevano provocato scambi di artiglieria al confine). Due tre giorni dopo, anche la Corea del nord ha riacceso i suoi altoparlanti propagandistici. Ciò che è ancora da capire è se il vero obiettivo del missile lanciato questa mattina dai nordcoreani fosse davvero un altoparlante. Secondo Kim Min-seok, ricercatore del Korea Defense and Security Forum contattato da Nk News, “non c'è modo di usare questo tipo di artiglieria con precisione contro i diffusori. Lo scopo di quest’arma è colpire una vasta area”. Dunque, secondo Kim, i nordcoreani avrebbero potuto usare il missile per “testare” i tempi di reazione del Sud (in questo caso un’ora, dopo il meeting straordinario del Consiglio di sicurezza di Seul). Per ora la Corea del Nord non ha risposto al fuoco, ma attraverso una lettera ha avvertito Seul che se non rimuoverà gli altoparlanti entro 48 ore passerà all'azione militare.


[**Video_box_2**]Ci sono molti fattori che influenzano la tensione di questi giorni. La Corea del sud sta conducendo insieme con le Forze armate americane l’annuale esercitazione militare Ulchi Freedom Guardian (dal 17 al 28 agosto), che serve proprio a prevenire eventuali attacchi nordcoreani e che ogni anno provoca reazioni indignate da parte di Pyongyang. Poi ci sono gli anniversari, che per tutti i paesi asiatici assumono sempre un significato politico e geopolitico. E’ il periodo in cui tutti i paesi coinvolti nella Seconda guerra mondiale festeggiano il settantesimo anniversario dalla fine del conflitto. Stamattina la presidente sudcoreana Park Geun-hye aveva annunciato la sua partecipazione alla parata militare del 3 settembre a Pechino durante un viaggio di stato di tre giorni nella capitale cinese. Ma subito dopo l'incidente al confine nordcoreano, è stata messa in dubbio la partecipazione della presidente Park alla parata, alla quale dovrebbe quasi sicuramente partecipare anche una delegazione di personalità da Pyongyang. Dopo il discorso del capo del governo giapponese, Shinzo Abe, anche la presidente coreana Park ha parlato in occasione del giorno della Liberazione. Il portavoce dell’Organizzazione Nazionale congiunta dei lavoratori di Pyongyang aveva risposto al discorso dicendo che la presidente Park “dovrebbe essere sepolta in un cimitero il prima possibile”.

  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.