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“Respingeteli da soli”

Mauro Zanon
Perché la Francia non vuole più essere il “braccio poliziesco” di Londra.

Parigi. Domenica, sul Journal du Dimanche, i ministri dell’Interno francese e britannico, rispettivamente Bernard Cazeneuve e Theresa May, hanno cercato di riscattare lo spettacolo poco edificante al quale si è assistito la scorsa settimana – con ministri ed esponenti politici di entrambi i paesi a incolparsi a vicenda sulla pessima gestione dell’emergenza migranti a Calais – firmando una dichiarazione congiunta al fine di mostrare all’Europa che c’è voglia di collaborare e trovare al più presto delle soluzioni comuni tra Francia e Regno Unito e non di continuare a bisticciare come comari. “Per la Francia così come per il Regno Unito le cose sono chiare: mettere fine a questa situazione è una priorità assoluta. I nostri due governi sono determinati a raggiungere questo obiettivo, e a raggiungerlo assieme”, hanno scritto i due ministri. Eppure sono in pochi a credere fino in fondo a questo manifesto di solidarietà tra Francia e Gran Bretagna, così come erano in pochi a credere alle parole di appeasement del premier inglese David Cameron, quando la scorsa settimana da Singapore ha detto che le autorità inglesi devono “collaborare a stretto contatto con le autorità francesi, non c’è motivo di dare la caccia a un responsabile” (a non crederci è anzitutto la ministra dell’Interno britannico, che all’uscita della riunione d’emergenza del gabinetto di crisi Cobra, ha detto seccata in diretta televisiva che “devono essere i francesi a gestire i controlli a Calais”).

 

Il primo a rompere il fragilissimo clima di intesa tra i due paesi, già guastato dalle accuse di “codardia” e di “incompetenza” lanciate dai tabloid inglesi nei confronti delle autorità francesi, è stato il deputato dei Républicains, Xavier Bertrand, candidato alla presidenza della regione Nord-Pas-de-Calais, il quale, intervistato dal Jdd, ha minacciato il premier Cameron di “lasciar partire i migranti” verso l’Inghilterra, facendo sua l’esasperazione per l’atteggiamento di Londra manifestata dal sindaco di Calais, Natacha Bouchart (anch’essa dei Républicains). Per Bertrand, Cameron “non si è reso conto della vastità e della gravità del problema” dei migranti, le sue ultime misure annunciate “sono inutili e ridicole”. “Non è una questione di soldi” (Bertrand si riferisce ai 7 milioni di sterline che Londra ha fatto stanziare e passerà ai francesi per blindare Calais, ndr), ha aggiunto il deputato dei Républicains, “non basta qualche milione in più per risolvere il problema”. Poi l’appello diretto all’Inghilterra: “Gli inglesi devono cambiare le loro regole sul lavoro dei migranti perché in Inghilterra, anche se in teoria c’è bisogno del permesso di soggiorno, la realtà è che è possibile lavorare anche senza questo permesso. Molti patron ne approfittano per pagare meno questi lavoratori”. Prima del colpo finale: “Inglesi, smettetela con il vostro dumping sociale e mettete ordine alla vostra regolamentazione del lavoro illegale! O allora bisognerà spostare la frontiera e rivedere il Touquet”.

 

[**Video_box_2**]Gli accordi del Touquet, firmati nel 2003 per rinforzare i controlli in partenza dalla Francia e tamponare l’immigrazione clandestina verso la Gran Bretagna, sono oggi criticati da molti esponenti politici francesi perché avrebbero alimentato la crisi persistente dei migranti bloccati a Calais, quando questi ultimi invece desiderano attraversare la Manica. All’epoca, gli accordi furono siglati dopo la fallimentare esperienza del campo profughi di Sangatte. Ma oggi, come denunciato agli inizi di luglio dalla Commission nationale consultative des droits de l’Homme (Cncdh), ci si è resi conto che questi accordi “hanno contribuito a fare della Francia il ‘braccio poliziesco’ della politica migratoria britannica”. Il sindaco di Calais, Natacha Bouchart, ha accusato ieri gli inglesi di “fare ciò che vogliono, come vogliono e di imporre la loro legge sulla nostra frontiera”.

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