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La guerra dall'alto

Chi se li prende i droni di Obama per sorvegliare tutta l'Africa del nord?

La Casa Bianca tratta con Egitto e Tunisia per installare una nuova base. La strategia in Libia e il ruolo dell’Italia.

New York. Il Wall Street Journal racconta che l’Amministrazione Obama sta intensificando i dialoghi con alcuni paesi dell’Africa del nord per installare nell’area una base per i droni americani. La trattativa, confermata in maniera ufficiosa da anonimi funzionari della sicurezza americana, è la risposta all’intensificarsi degli attacchi da parte dello Stato islamico, che sta espandendo rapidamente la sua influenza nella semianarchica Libia, e ha tragicamente dimostrato di essere in grado di colpire anche in Egitto e Tunisia. Le fonti del Wall Street Journal dicono che i droni servirebbero innanzitutto per ricognizioni e raccolta di intelligence, operazioni che Washington non riesce a condurre con la necessaria precisione senza basi nella regione. Nessuno però può escludere un’eventuale uso delle basi per portare attacchi aerei allo Stato islamico.

 

Di recente gli Stati Uniti hanno ulteriormente rafforzato i legami militari con Egitto e Tunisia. La Casa Bianca ha elevato la Tunisia al rango di alleato “stretto” fra i paesi fuori dalla Nato, status che apre le porte al flusso di armamenti americani nel paese. L’alleanza con l’Egitto è stata benedetta dallo scongelamento delle commesse militari bloccate dopo la presa del potere da parte di al Sisi. Il contesto appare favorevole per intavolare una trattativa sui droni con gli alleati. Gli americani vogliono innanzitutto mettere gli occhi dei droni sulla Libia, paese nel quale l’America non ha condotto direttamente alcuna operazione militare contro gli uomini del Califfato. Il generale Carter Ham, che ha guidato le forze armate americane in Africa fino al 2013, dice che “non soltanto lo Stato islamico ha condotto attacchi mortali in Libia e Tunisia, ma la Libia orientale rimane un punto di transito cruciale per i combattenti stranieri che vanno verso Siria e Iraq”. L’uccisione a Misurata del capo dei servizi segreti militari di Tripoli, el Taher Baloush, ha aggiunto l’ennesimo elemento di tensione. Gli uomini della Casa Bianca non dicono in quale paese potrebbero installare la base, ma è appena ovvio che gli alleati nordafricani, per quanto convinti oppositori del Califfato, temono che ospitare i droni americani li esponga ancora di più alla violenza dei terroristi.

 

[**Video_box_2**]La guerra con i droni, un conflitto tipicamente obamiano, sembra la strategia che l’occidente vuole percorrere, innanzitutto per la raccolta di informazioni. Quando il governo britannico di David Cameron ha messo a bilancio l’innalzamento della spesa militare al 2 per cento del pil – la richiesta dell’America agli alleati della Nato, disattesa da quasi tutti – ha detto che i fondi saranno innanzitutto destinati alle operazioni delle forze speciali e a nuove missioni con i droni. In questo quadro strategico potrebbe rientrare anche il nostro paese, che ha ricevuto un pesante avvertimento nel fine settimana con l’autobomba esplosa davanti al consolato al Cairo e rivendicata dallo Stato islamico.