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Nella Cina di Xi Jinping c'è una app anche contro la corruzione

Eugenio Cau
Con la app del Partito comunista i "cittadini whistleblower" possono fotografare i funzionari "edonisti" e denunciarli alle autorità. I danni all'economia

C’è l’assessore che mangia caviale in un ristorante di lusso che non si dovrebbe poter permettere. Il funzionario pubblico che viaggia su una Mercedes con autista privato. Il consigliere regionale che organizza per la figlia un matrimonio faraonico. Davanti a queste situazioni di inaccettabile corruzione morale cosa può fare il cittadino responsabile? Prendere dalla tasca lo smartphone e fotografare il funzionario crapulone. Poi inviare la testimonianza alla Commissione per la disciplina attraverso la app dedicata – prova una volta di più del fatto che c’è una app per tutto. Potrebbe iniziare un’indagine, e il funzionario potrebbe essere accusato, arrestato o semplicemente sparire.

 

Stiamo parlando di Cina, e fortunatamente non di Europa, dove mangiare caviale non è ancora un comportamento moralmente riprovevole. A Pechino il presidente Xi Jinping da quasi due anni ha dichiarato guerra dura alla corruzione, economica e morale, e il suo braccio armato in questa lotta, il capo della Commissione centrale per l’ispezione della disciplina, Wang Qishan, è stato così efficiente che decine di migliaia di funzionari corrotti o supposti tali sono stati indagati o condannati in questi mesi (70 mila solo quest’anno, da ultimo il temibile Zhou Yongkang, il più potente membro del Partito comunista mai condannato per corruzione), il consumo di beni di lusso è crollato, l’economia ha risentito dell’interruzione brusca della bella vita che molti funzionari facevano grazie alle mazzette. La campagna di Xi Jinping però ha scopi più ampi dellacorruzione ai politici, per esempio nel 2013 il presidente ha indetto la campagna dei “quattro piatti e una zuppa”, per incitare i funzionari a consumare pasti frugali (le vendite della pregiata zuppa di squalo sono andate in caduta libera), e ha promosso campagne dure contro la pornografia su internet e sui social media.

 

L’ultima arma di Wang Qishan per contrastare la corruzione è dunque una app, disponibile da qualche tempo sugli store di Apple e di Android ma aggiornata ieri per dare la possibilità ai “cittadini whistleblower” di fotografare i corrotti e combattere in questo modo i “quattro venti”, le quattro piaghe che affliggono il paese: formalismo, burocrazia, edonismo e spreco. La app, che nonostante la lotta al formalismo porta il nome di “App del sito della Commissione centrale per l’ispezione della disciplina”, consente ai cittadini di inviare denunce anonime, ed è stata lanciata appena in tempo per una grande festa nazionale, la festa di Duanwu, dove i banchetti e le spese pazze sono più probabili. Presenta diverse categorie di corruzione, da cui il cittadino può scegliere: uso di fondi pubblici per banchetti, turismo interno, viaggi all’estero, celebrazione di matrimoni e funerali lussuosi e così via.

 

[**Video_box_2**]La app anticorruzione è solo una delle tante testimonianze di come la guerra del presidente contro i funzionari corrotti sia diventata pervasiva nella società cinese. “Soltanto rimanendo in allerta davanti alle tentazioni un funzionario può evitare di superare la soglia dell’integrità”, ha scritto un editoriale dell’agenzia di stampa ufficiale Xinhua all’indomani della condanna di Zhou Yongkang. Meglio fare attenzione anche alle fotocamere degli smartphone.

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.