Matteo Renzi con David Cameron (foto LaPresse)

Nell'alveare inglese

Redazione
Sui migranti Cameron garantisce risorse a Renzi. L’asse dei due monelli, per non morire di Francia

Milano. Se l’alternativa per la gestione della crisi dei migranti era, per dirla in modo un po’ brutale, o i soldi o la guerra, questo è il momento dei soldi. David Cameron, premier britannico, ha garantito ieri al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che il contributo britannico continuerà e anzi si amplierà: ci saranno “persone e risorse” che possano aiutare i servizi di intelligence a interrompere il flusso di migranti dal nord Africa, e “aiuti” per stabilizzare quei paesi, in particolare la Libia, oltre alle navi della marina militare britannica che già salvano i migranti in mare e li portano sulle coste italiane. “Concordiamo sul fatto che abbiamo bisogno di un approccio globale – ha detto il premier inglese – per avere un nuovo governo in Libia che dia la caccia alle bande criminali”. L’approccio globale in questo caso prevederebbe una missione militare, perché il tracollo diplomatico in corso sotto la regia delle Nazioni Unite non lascia molte alternative, ma nessuno parla di guerra, pure se alcune fonti inglesi sostengono che non è da escludere del tutto (sul continente il rimorso per la caduta repentina di Gheddafi e il caos che ne è seguito è ben più alto che sull’isola britannica).

 

La sintonia tra i due leader europei è nota da tempo, ieri in visita all’Expo per la festa nazionale britannica, Cameron ha pranzato con Renzi – un risotto, what else? – e insieme hanno visitato il padiglione italiano e quello inglese, il famoso “alveare” con il prato, i brusii bucolici e la struttura di metallo che fa parecchio più scena di notte che alla luce del giorno. Molte battute, molta confidenza, i due monelli dell’Europa che un po’ piacciono e un po’ fanno tribolare la cancelliera tedesca, Angela Merkel, se la intendono soprattutto sulla competitività, la flessibilità e sull’alleggerimento della burocrazia dell’Unione, così come sul rafforzamento del mercato interno. In questo la distanza tra i liberali riformatori e la Francia di François Hollande – in arrivo anche lui all’Expo, domenica, sempre che non succeda qualcosa nel frattempo, visto che la crisi a Ventimiglia permane: parli dei francesi, qui, nel microcosmo italo-britannico che per un giorno s’è formato all’Expo, e vedi soltanto dei grandi occhi al cielo – è enorme: i francesi sono freddi sull’accordo con gli americani per il libero mercato (il Ttip) e anche sul completamento della riforma interna dell’Unione europea. Sull’immigrazione poi, si sa, l’Italia deve ancora insistere, perché la solitudine continua a essere tanta, pure se qualcosina si muove. C’è l’aiuto britannico – che riguarda il Mediterraneo, non certo l’accoglienza nel Regno Unito – e soprattutto c’è l’annuncio da parte del ministro dell’Interno di Parigi, Bernard Cazeneuve, di un nuovo piano per i migranti che prevede 10.500 nuovi alloggi, 4.000 per chi chiede asilo, 5.000 per i rifugiati e 1.500 per ulteriori emergenze.

 

[**Video_box_2**]Non bisogna lasciare l’Italia da sola, ha detto Cameron, che con questa visita continua la sua “charm offensive” europea volta a trovare alleati nella riforma dell’Europa per evitare la spaventevole (anche per lui) uscita del Regno Unito dall’Ue al referendum in/out che lui stesso ha voluto. A giudicare dai borbottii dei tanti visitatori che sono stati tenuti fuori dall’alveare per ore – proprio nel giorno della festa del paese i ragazzi vestiti con i colori della Union Jack ballavano fuori dal padiglione e si facevano fare infiniti selfie ma poi non si poteva nemmeno entrare a bersi un rinfrescante e fighetto Pimm’s – l’offensiva non è parsa poi così grandiosa. Ma non è il pubblico che va convinto, non ancora perlomeno: Renzi ha ribadito che non è data una Europa senza Inghilterra, e in questo ancora una volta l’asse con Merkel è solido, riformare insieme e trattenere gli inglesi. Con tutte le rivolte interne che subisce Cameron, il suo partito conservatore in subbuglio, il business che chiede di fare il referendum prima possibile (ma la prima data accessibile, maggio dell’anno prossimo, è stata già esclusa), le parole di Renzi sono state un sollievo. I francesi non sono così concilianti, se ne incontrano molti nei corridoi di Bruxelles che sbuffano e dicono che il ricatto inglese deve finire, ma una Brexit fa terrore anche a Parigi. Resta la sensazione di molti che pensano che sia Cameron sia Renzi siano più concentrati sulle loro questioni interne che sul futuro dell’Europa, ma forse le questioni possono procedere di pari passo. Con la benedizione di Merkel, e aspettando Hollande.

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