Armamenti francesi (foto LaPresse)

Così la Francia scala la classifica degli esportatori mondiali di armamenti

Pietro Romano
Quest’anno il controvalore delle esportazioni di armamenti e sistemi di difesa è destinato a superare quello dei prodotti agroalimentari.

Roma. I cannoni stanno per prendersi la rivincita sul burro. Perlomeno in Francia. Dove quest’anno il controvalore delle esportazioni di armamenti e sistemi di difesa è destinato a superare quello dei prodotti agroalimentari. Nei primi cinque mesi del 2015, l’importo degli ordini firmati da clienti stranieri ha superato i 15 miliardi di euro. Contro gli 8 miliardi dell’intero 2014 e gli 8,2 del 2009, il precedente anno-record. Ma nel carnet dell’industria transalpina possono considerarsi inclusi già altri 7/8 miliardi di ordini. E la conquista del secondo posto di esportatore mondiale di armamenti, dopo l’America e scalzando la Russia, è praticamente assodata.

 

Dall’inizio dell’anno, la Francia si è già assicurata un contratto con l’Egitto per 5,2 miliardi (una fregata e 24 aerei caccia Rafale) e uno con il Qatar da 6,3 miliardi (24 Rafale più altri armamenti). A queste due intese vanno aggiunti circa 4 miliardi di contratti minori. Altri tre accordi, per un importo tra 7 e 8 miliardi, sono in via di conclusione: due forniture all’India (di 36 Rafale e di 24 aerei da trasporto Airbus) e una alla Polonia di 50 elicotteri Airbus da trasporto, una gara nella quale, a meno di futuri capovolgimenti di fronte, è uscita sconfitta Finmeccanica, che correva con i suoi AgustaWestland. E dal Messico arriva l’indiscrezione di una probabile commessa per 50 elicotteri militari di Airbus del valore di circa 2 mld. Potenza della diplomazia bipartisan di Parigi. In Qatar, per esempio, prima del presidente François Hollande era volato l’ex ministro Ump della Difesa, Michèle Alliot-Marie.

 

[**Video_box_2**]In fase avanzata, inoltre, sarebbe la conclusione della vicenda delle due porta-elicotteri della classe Mistral, realizzate per la Russia, di cui è stata bloccata la consegna dopo le sanzioni inflitte a Mosca dall’Unione europea. Una volta chiuso il contenzioso economico con la Russia (che chiede un risarcimento di 1,2 miliardi a fronte dei 785 milioni riconosciuti dalla Francia, una divergenza tutt’altro che insormontabile), Parigi sarebbe intenzionata ad accettare l’offerta della Cina, che porterebbe altri 5 miliardi nelle casse francesi. Certo, sulle vendite di armamenti a Pechino in Europa vige l’embargo, ma Hollande ha già dato prova di spregiudicatezza su questo fronte. Nonostante l’embargo, la Francia avrebbe consegnato ai ribelli siriani  cannoni, mitragliatrici, lancia-razzi e missili anti carro, come ha denunciato il giornalista specializzato Xavier Panon nel suo “Dans les coulisses de la diplomatie française” (Editions l’Archipel). La spregiudicatezza francese nel commercio di armi è, comunque, proverbiale e documentata, per esempio in “Armes de corruption massive. Secrets et combines des marchands de canons”, di Jean Guisnel. E Anne-Marie Rocco, biografa di Serge Dassault (il fondatore dell’omonimo gruppo, produttore del Rafale), sostiene che l’industriale, nel corso di un processo per corruzione relativo alla vendita di armamenti al Belgio, abbia esclamato: “Mais, tout le monde verse des commissions!”.

 

L’industria degli armamenti francesi non sconta poi, a differenza dell’Italia, né l’accanimento del circuito mediatico-giudiziario (che tanti danni ha provocato a Finmeccanica) né l’asse pacifista catto-comunista. E ai sindacati basta che gli ordini ricevuti dall’estero nei primi cinque mesi del 2015 abbiano permesso di creare 30 mila nuovi posti di lavoro qualificato per anni a venire. L’abbassamento del costo unitario dei Rafale, determinato dagli ordini dall’estero, ha inoltre consentito 3,5 miliardi di risparmi destinati a rimpolpare il bilancio della Difesa. Parigi, però, punta più in alto: monopolizzare le forniture di quell’esercito europeo di cui si torna a discutere. L’euro-scetticismo britannico e la debolezza politico-industriale italiana giocano a favore della Francia, intenzionata a coinvolgere l’industria tedesca nei suoi progetti egemonici. Anche per questo, secondo quanto risulta al Foglio, la francese Nexter avrebbe intavolato trattative con la tedesca Kmw per creare il leader industriale europeo della difesa terrestre. Primo obiettivo dell’intesa? Un nuovo carro armato da realizzare tra il 2020 e il 2025.

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