Voilà les Républicains
Parigi. E’ calato il sipario sull’Ump, la creatura politica fondata nel 2002 da Jacques Chirac e Alain Juppé, e si apre l’era dei Républicains. Il congresso fondatore del nuovo partito della destra neogollista si è tenuto al Paris Event Center di Porte de La Villette, in un clima di euforia per il ritorno di un Nicolas Sarkozy guascone e vanaglorioso come quello del 2007. “Sarkozy l’americano” ha vinto la sua prima battaglia, quella del nome, respingendo le imboscate giudiziarie di chi lo accusava di violare la Costituzione, e ottenendo sabato il placet dei militanti, che hanno plebiscitato la nuova etichetta (83 per cento favorevoli). Cambio di livrea e clin d’oeil alla destra americana, bagno di folla e stilettate alla gauche, battutacce su François Hollande e la sua “terrificante mediocrità”, e l’ambizione di creare una “République della fiducia”: così Sarkozy ha lanciato “la battaglia dell’alternanza per il 2017”, mentre rifletteva sull’imminente rimpasto interno al partito, al seguito del quale molti tenori dell’ex Ump, tra i quali Nathalie Kosciusko-Morizet, potrebbero essere messi da parte.
Il cambio del nome non basterà a cancellare il recente passato della destra neogollista, logorata da scandali giudiziari e lotte intestine. Les Républicains è ancora un partito ad alto tasso di litigiosità, il “rassemblement” è lontano. I fischi ad Alain Juppé e François Fillon ne sono l’emblema. “Nicolas Sarkozy ha il partito. Io, per ora, ho l’opinione”, ha tuonato Alain Juppé. Sarkò ha fatto finta di essere dispiaciuto dicendo che “Juppé è un uomo di grande qualità”, che c’è stato soltanto “qualche fischio”, niente più. L’ex premier Jean-Pierre Raffarin si augura che i fischi “non fossero preparati a tavolino”, Nathalie Koscuisko-Morizet vi ha intravisto la “ricomparsa del vecchio partito”, cioé dei dissapori tipici della destra neogollista.
[**Video_box_2**]I prossimi mesi che separano i Républicains dalle regionali di fine anno e dalle primarie di partito previste per il novembre del 2016 si preannunciano delicati. Juppé e Fillon, così come l’ambizioso Bruno Le Maire, non hanno intenzione di lasciare a Sarkozy l’esclusiva del “rassembleur” e già promettono vendetta. Sarkozy, per continuare a sognare, deve pensare a riconquistare i francesi: secondo l’ultimo sondaggio, il 72 per cento di essi è ostile a una sua rielezione all’Eliseo.
la sconfitta del dittatore