La presidente brasiliana Dilma Rousseff (foto LaPresse)

Scusate, abbiamo scherzato. Così in Brasile è ora dell'austerità

Angela Nocioni
Il governo brasiliano ha vinto le elezioni con promesse di welfare e spesa sociale. Ora la crisi economica lo costringe ai più pesanti tagli di spesa degli ultimi 12 anni. Il rischio nelle favelas

Tagli alla spesa per 70 miliardi di reais, 23 miliardi di euro. I settori più colpiti: sanità, istruzione e infrastrutture. La manovra annunciata dal governo di Dilma Rousseff per il 2015 sarà una bomba sociale e politica in Brasile. E' il piano di tagli più duro nei 12 anni del Partido dos Trabalhadores (Pt) al potere. E' come se Dilma si affacciasse al Planalto e dicesse: ehi, è stato bello, ma abbiamo scherzato, vi abbiamo promesso emancipazione sociale, welfare e spesa pubblica, ma i soldi purtroppo non ci sono, è ora dell’austerità.

 

Quasi intatto rimane solo il piano Bolsa Familia, soldi alle famiglie più povere che accettano di mandare i figli a scuola, il piano con cui si regge buona parte del nord-est povero che vota compatto Pt. Per il resto è un dietrofront su tutta la linea di sostegno alle politiche sociali. Il programma Minha casa minha vida, edilizia pubblica, è falciato alla radice: 7 miliardi di reais tagliati. Il piano più  impopolare che il Pt abbia mai annunciato avviene in un momento di crisi economica prevista dallo stesso governo intorno all'1,2 per cento del prodotto interno lordo (l'anno del boom, il 2010, la crescita superò il 7 per cento). L'inflazione prevista a fine 2015 è dell'8,5 per cento, il doppio dell'obiettivo fissato dal governo: 4,5 per cento. Aumentato il prezzo della benzina e le bollette dell'elettricità.

 

Se due anni fa sono spuntati riot nelle città per chiedere servizi sociali "a livello Fifa", in polemica con le spese per la preparazione del Mondiale di calcio, cosa succederà ora che verranno tagliati anche i servizi sociali contro cui la base sociale del Pt tirava molotov perché li giudicava insufficienti? Per ora sul piede di guerra sono scese le centrali sindacali, anche quelle controllate dal Pt, gruppi di intellettuali e qualche senatore dissidente. Cosa succederà quando in guerra entreranno le favelas? Farle occupare tutte manu militari dall'esercito non è possibile. E a Rio, il prossimo anno, ci sono le Olimpiadi.

 

[**Video_box_2**]Il piano lacrime e sangue è farina del sacco di Joaquim Levy, ministro dell'Economia noto per essere un sostenitore delle politiche di austerità. Infatti la sorpresa non è stata la scelta di Dilma di tagliare (nessuno sceglie Levy come ministro se non pensa di ridurre le spese) ma l'entità dei tagli: 9,42 miliardi di reais di tagli all'istruzione, 11,77 miliardi di reais in meno alla salute, 17,23 miliardi di reais in meno alle infrastrutture cittadine. I Pac, i giganteschi piano di investimenti pubblici e privati (finanziati dal Bndes, la banca nazionale per lo sviluppo) approvati durante i primi due governi Lula che avrebbero dovuto riempire il Brasile di ferrovie, nuove strade ed altre meraviglie, vengono sgonfiati fino al 70 per cento.

 

Il ministro della Pianificazione, Nelson Barbosa, ha provato a dire che la riduzione degli stanziamenti è "il primo passo necessario per tornare a crescere". Ma come spiegare la teoria dell'urgenza del recupero dell'equilibrio fiscale a un paese dove milioni di ex poveri festeggiavano appena l'anno scorso d'essere diventati classe media?