Andrzej Duda è stato eletto presidente della Polonia (foto Lapresse)

Più Nato e meno Europa. Così Duda vuol riposizionare la Polonia

Redazione
La vittoria di Andrzej Duda al ballottaggio delle elezioni presidenziali mette fine al dominio del partito liberale e centrista Piattaforma civica

Milano. I prorussi dicono che per la Russia di Vladimir Putin non cambia poi tanto dopo quel che è successo a Varsavia, se ne va un russofobo e ne arriva un altro, business as usual in Polonia. Ma la vittoria di Andrzej Duda al ballottaggio delle elezioni presidenziali polacche qualcosa cambia eccome, non soltanto perché mette fine al dominio del partito liberale e centrista Piattaforma civica che ha garantito prosperità al paese isolandolo dalla crisi, ma perché segnala una disaffezione nei confronti delle promesse europee, sia economiche sia di difesa, che non si sentiva da almeno un decennio. Duda fa parte del partito Legge e giustizia, nazionalista e socialmente conservatore, di un conservatorismo cattolico che non asseconda per nulla le aperture di Papa Francesco, anzi, prevede punizioni, per dire, alle donne che fanno figli in vitro, e non ha mai visto di buon occhio l’asse creato con la Germania e con Bruxelles. La Polonia è la sesta economia dell’Unione europea, ha determinato una crescita economica di ampio respiro, che le ha permesso di non collassare durante lo choc finanziario che ha indebolito molti paesi europei (non è mai entrata in recessione) generando una crescita del pil di circa il 20 per cento dal 2007 a oggi, quando il resto del continente è rimasto più o meno vicino alla crescita zero. La disoccupazione è però rimasta alta, così come sono rimasti bassi i salari, centinaia di migliaia di giovani polacchi sono partiti per andare a lavorare a ovest e nel Regno Unito (ricordate la paura per l’idraulico polacco?) e l’innalzamento dell’età pensionabile ha creato uno scontro interno le cui proporzioni si comprenderanno meglio soltanto alle parlamentari previste per l’autunno, durante le quali si capirà anche che cosa ne sarà dell’ingresso della Polonia nella zona euro (è previsto dai trattati, ma non si sanno ancora i tempi).

 

Negli ultimi otto anni Varsavia si è mossa in alleanza con Berlino, alzando la voce soltanto quando la crisi ucraina ha messo sotto tensione tutta la frontiera est dell’Ue, ma giocando di fatto sempre di sponda con i colleghi tedeschi (l’ex premier polacco Donald Tusk, ora presidente del Consiglio europeo, ha ottimi rapporti con la cancelliera tedesca Angela Merkel). Andrzej Duda ha detto al Financial Times poco prima del ballottaggio di voler rinegoziare i poteri della Polonia all’interno dell’Europa, in nome dell’interesse nazionale che secondo lui è stato compromesso in questi anni di amoreggiamenti europei, sul modello adottato dai Tory britannici (che condividono con Duda il gruppo parlamentare europeo): è convinto che l’asse con Berlino non abbia contribuito a far risuonare la voce polacca in Europa, anzi. Non soltanto per quel che riguarda le dinamiche economiche delle riforme europee, ma anche nella politica estera (il presidente in Polonia ha una carica onorifica, ma è a capo delle forze armate e si occupa molto di politica estera), in particolare nei rapporti con la Russia: per dire, sulla morte in un incidente aereo di Lech Kaczynski, uno dei gemelli che ha reso famoso in Europa il partito Legge e giustizia, Duda non ha dubbi: sono stati i russi. Varsavia, a differenza di quel che hanno fatto “gli amici” inglesi, ha aumentato le spese per la Difesa, e Duda chiede “strutture permanenti della Nato” sul territorio polacco, facendo riferimento a quelle basi militari che finora la Germania non ha voluto concedere. Nel 2016 ci sarà il vertice dell’Alleanza atlantica a Varsavia e nelle intenzioni di Duda rappresenterà il riscatto della frontiera est dell’Europa rispetto alle politiche degli altri paesi europei, in asse con i paesi baltici che, come è noto, sono sempre più in allarme nei confronti dell’espansionismo russo da quando è scoppiata la crisi ucraina. Soprattutto non si sentono più protetti dall’Europa, ed è questo il cambiamento importante che nella dialettica tra russofili o russofobi spesso viene sottovalutato.

Di più su questi argomenti: