Due attiviste di Keren Kayemeth LeIsrael

Cacciati gli israeliani dal festival delle ong finanziato dall'Unione europea

Giulio Meotti
In ebraico si chiama Keren Kayemeth LeIsrael. E’ il Fondo nazionale ebraico, l’organizzazione no profit sorta prima ancora dello stesso stato di Israele e che solo nell’ultimo mezzo secolo ha piantato duecentottanta milioni di alberi.

Roma. In ebraico si chiama Keren Kayemeth LeIsrael. E’ il Fondo nazionale ebraico, l’organizzazione no profit sorta prima ancora dello stesso stato di Israele e che solo nell’ultimo mezzo secolo ha piantato duecentottanta milioni di alberi. Quel Fondo che è anche uno dei protagonisti del padiglione d’Israele all’Expo di Milano, i “Fields of Tomorrow”, campi di domani.

 

Cosa ci può essere di meglio che boicottare uno dei simboli stessi della rinascita del popolo ebraico nella sua terra, quel Fondo che riuscì a far rifiorire terre aride che la letteratura professionale aveva definito inutilizzabili e che oggi collabora con molti paesi della zona e del Terzo mondo per la bonifica di terreni agricoli e per l’arricchimento delle riserve idriche? Girando per Israele, un villaggio ebraico si distingue da uno arabo già a prima vista, perché dovunque è possibile vedere piante e verde, la vita (lo scrittore A. B. Yeoshua ha dedicato un racconto al fuoco che divora lo sforzo israeliano di far fiorire le pietre). E quale evento migliore per boicottare Israele e la sua più antica organizzazione ecologista del mondo di una festa green all’insegna di parole come sostenibilità, razzismo, aiuti umanitari, diritti umani, paesi in via di sviluppo, globalizzazione e interazione fra culture diverse? Come rivela il giornale israeliano Maariv, è quello che è successo nel weekend a Helsinki, dove la ong israeliana Fondo nazionale ebraico è stata bandita dalla partecipazione al “Maailma kylässä”, il World Village, il festival delle ong organizzato dall’organizzazione multiculturale Kepa, che raccoglie trecento diverse ong, e finanziato dall’Unione europea e dalla Croce Rossa. All’inizio gli israeliani avevano ricevuto l’invito a partecipare, salvo poi vedersi rifiutata l’affiliazione a causa dell’“esistenza di punti di domanda sulla legittimità delle sue attività”. Il professor Syksy Räsänen, che aveva organizzato la protesta contro la presenza degli israeliani, si dice “molto soddisfatto della decisione”, che saluta come una “vittoria del boicottaggio”. E’ il secondo successo contro Israele in una settimana. L’Università di Helsinki ha appena annullato, infatti, anche il suo contratto con l’azienda di sicurezza G4S per i suoi appalti nel sistema carcerario israeliano. La decisione dell’Università di Helsinki fa seguito a una campagna sostenuta dai sindacati che rappresentano docenti e studenti. A seguito della cancellazione, i servizi di sicurezza al campus verranno ora forniti dalla società finlandese Turvatiimi.

 

[**Video_box_2**]L’ambasciata israeliana in Finlandia aveva protestato con il governo di Helsinki per la estromissione del Fondo nazionale ebraico, per poi sentirsi dire che “è un evento privato su cui il ministero degli Esteri non ha voce in capitolo”, quando invece il World Village è finanziato anche dal ministero degli Esteri finlandese (diciassette milioni di euro in due anni), oltre che da Bruxelles. L’ambasciatore israeliano a Helsinki, Dan Ashbel, ha detto che “che questo tipo di approccio ha portato all’Olocausto”.

 

Al World Village del 2014, il Forum Palestina aveva distribuito mappe del medio oriente da cui mancava lo stato d’Israele. Un anno dopo, “la lobby delle Grandi Coscienze”, come Mark Steyn ha definito le ong, è riuscita a cancellare davvero Israele.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.